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Scoperta la natura delle 'cicatrici' di Mercurio

Scoperta la natura delle 'cicatrici' di Mercurio

Simili a laghi terrestri prosciugati

17 settembre 2018, 18:37

Redazione ANSA

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Mercurio nei colori visti dallo spettrometro della sonda Messenger, che indicano i diversi minerali sulla superficie del pianeta (fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mercurio nei colori visti dallo spettrometro della sonda Messenger, che indicano i diversi minerali sulla superficie del pianeta (fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mercurio nei colori visti dallo spettrometro della sonda Messenger, che indicano i diversi minerali sulla superficie del pianeta (fonte: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Uno studio tutto italiano fa luce sulla natura di alcune misteriose depressioni presenti sulla superficie di Mercurio , i cosiddetti ‘hollow’, incavi: sono le cicatrici di antichi processi di erosione superficiale dovuti alla composizione del terreno di Mercurio e alla sua vicinanza al Sole. le depressioni si sarebbero per l’evaporazione di elementi nel sottosuolo del pianeta. È quanto emerge dalla ricerca pubblicata sul Journal of Geophysical Research: Planets, coordinata da Alice Lucchetti, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Padova. Lo studio è frutto di una collaborazione tra Inaf, Enea e le Università di Padova e Parthenope di Napoli.

L'analisi delle mappe geologiche di Mercurio ha permesso di notare che le depressioni, molto brillanti e poco profonde, sono concentrate soprattutto all’interno dei crateri d’impatto. Studiando la luce solare riflessa dalla superficie degli hollow, in particolare i crateri chiamati Velasquez, Dominici e Canova, sono poi riusciti a ricostruire la composizione chimica di queste depressioni, ricche di composti dello zolfo, di cromo, titanio e nichel.

Osservati per la prima volta nel 2010 dalla sonda Messenger della Nasa, gli hollow sono simili a laghi terrestri prosciugati. “Determinare la natura di queste strutture è una grande sfida, in quanto è estremamente complicato capirne il meccanismo di formazione”, ha spiegato Lucchetti. Ma studiarli è molto importante perché “forniscono nuove informazioni sulle origini del primo pianeta del Sistema Solare”, ha aggiunto la ricercatrice dell’Inaf. L'analisi di queste strutture sarà uno degli obiettivi scientifici della missione Bepi Colombo, delle Agenzie spaziali europea Esa e giapponese Jaxa, il cui lancio è previsto in ottobre.

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