“Io non credo che ci sia il pericolo di una scomparsa di homo sapiens: ce la siamo cavata sempre anche nelle situazioni più critiche. Anzi, spesso davanti al pericolo abbiamo tirato fuori il meglio della nostra creatività. Direi di non aspettare però di avere a disposizione le tecnologie per colonizzare altri pianeti, perché per far questo ci vorrà un sacco di tempo e nel frattempo dovremo invece avere cura della casa che ci ha ospitato fino adesso e che per quanto ne sappiamo è piuttosto rara nel nostro intorno galattico”. E’ il parere dell’evoluzionista Telmo Pievani in merito al futuro dell’ essere umano, minacciato da tanti problemi legati alle risorse naturali, al cambiamento climatico, alla sovrappopolazione.
“La specie umana evolverà sempre di più per propria mano e non attraverso i fattori classici che hanno prodotto l’evoluzione delle specie, quindi la mutazione, la selezione naturale, i cambiamenti ecologi. E questo – spiega Pievani - perché homo sapiens oggi è diventato, come dicono gli evoluzionisti, un costruttore di nicchie, cioè ha imparato a modificare profondamente l’ambiente per renderlo adatto alla propria vita e al proprio stile di vita”.
Questo ruolo se “è da un lato bello, interessante, segno di progresso, può essere anche molto pericoloso: in questa costruzione di nicchia, per esempio, stiamo impoverendo drammaticamente gli ecosistemi”. Il riferimento di Pievani è alla biodiversità: “ormai è calata di un terzo in tutti i gruppi animali e nelle piante”, e a “un altro grande rischio che dobbiamo evitare il più possibile di correre, questo cambiamento climatico indotto dalle attività umane”. Cambiamento che considera “un grande fattore evolutivo perché sta modificando i cicli di regolazione del pianeta Terra”.
Quindi? “Quindi sarà una evoluzione: dovremo cercare di cavarcela in un ambiente che sta cambiando e dunque retroagirà su di noi. Credo che la strategia migliore sarà lavorare molto sulla ricerca scientifica e tecnologica in modo da trovare soluzioni innovative e sostenibili per continuare il progresso umano cercando di essere meno invasivi e meno distruttivi nei confronti degli ecosistemi. Questa è una grande sfida di lungimiranza. Dobbiamo insegnare a homo sapiens a guardare un po’ più lontano nel futuro e un po’ meno essere miope e guardare soltanto il presente. Anche questo sarà un cambiamento evolutivo, anzi cognitivo, urgente da attuare”, conclude lo scienziato.
