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Un farmaco per il cuore combatte l'obesità nei topi

Un farmaco per il cuore combatte l'obesità nei topi

Migliora l'infiammazione, il peso e la sindrome metabolica

16 aprile 2021, 10:01

Redazione ANSA

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Un farmaco per il cuore combatte l 'obesità nei topi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un farmaco per il cuore combatte l 'obesità nei topi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un farmaco per il cuore combatte l 'obesità nei topi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un farmaco già in uso contro l'insufficienza cardiaca, la digossina, può combattere l'obesità sabotandone la 'regia' orchestrata da una molecola pro-infiammatoria, nota come interleuchina-17A (IL-17A). Nei primi test sui topi il trattamento ha riportato il peso corporeo nella norma e ha migliorato i segni della sindrome metabolica (come diabete e ipertensione) nel giro di poche settimane, con benefici duraturi nel tempo. Lo studio, pubblicato su Nature Metabolism dal Centro nazionale spagnolo per la ricerca sul cancro (CNIO), conferma che l'obesità è una patologia di natura infiammatoria e che IL-17A potrebbe diventare il bersaglio preferenziale da colpire anche nell'uomo.

“Quando inibisci la produzione di IL-17A o la cascata di segnali che attiva, non hai più obesità”, spiega il coordinatore dello studio, Nabil Djouder. Questa molecola pro-infiammatoria, infatti, “agisce direttamente sulle cellule del tessuto adiposo cambiandone il profilo genetico e la reattività all'eccesso di nutrienti”. La sua inibizione nei topi obesi ha permesso di riattivare il loro metabolismo basale, bruciando più grassi e riducendo il peso del 40%. I risultati sono arrivati nel giro di poche settimane, senza effetti collaterali, e si sono mantenuti per almeno otto mesi.

“E' allettante pensare che i pazienti obesi potrebbero assumere digossina per un breve periodo fino a che la perdita di peso si stabilizza, per poi seguire una dieta equilibrata”, afferma Ana Teijeiro, prima autrice dello studio. “Il farmaco potrebbe essere indicato anche per le malattie connesse all'obesità, come l'ipercolesterolemia, la steatosi epatica e il diabete di tipo 2”. La strada resta però ancora in salita: serviranno ulteriori studi per capire se i risultati ottenuti nei topi possano essere replicati anche nell'uomo, considerando che nella sperimentazione animale sono state usate dosi tre volte maggiori a quelle usate normalmente nei pazienti cardiologici. In ogni caso si è aperta una nuova via per sviluppare nuove terapie anti-obesità, anche grazie a derivati o analoghi della digossina che possano agire su IL-17A.

 

 

 

 

 

 

 

 

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