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Nuove 'brecce' per attaccare la malattia di Huntington

Nuove 'brecce' per attaccare la malattia di Huntington

Aprono la strada a nuovi farmaci contro la neurodegenerazione

24 maggio 2019, 09:47

Redazione ANSA

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Cellule nervose colpite dalla corea di Huntington (fonte: S. Finkbeiner, Gladstone Institute of Neurological Disease, The Taube-Koret Center for Huntington 's Disease Research,UCSF) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cellule nervose colpite dalla corea di Huntington (fonte: S. Finkbeiner, Gladstone Institute of Neurological Disease, The Taube-Koret Center for Huntington 's Disease Research,UCSF) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Cellule nervose colpite dalla corea di Huntington (fonte: S. Finkbeiner, Gladstone Institute of Neurological Disease, The Taube-Koret Center for Huntington 's Disease Research,UCSF) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Individuate alcune 'brecce' che permetteranno di attaccare con nuovi farmaci la còrea di Huntington, la malattia genetica neurodegenerativa legata alla comparsa nel cervello di aggregati di una proteina mutata (chiamata 'huntingtina') che interferiscono con la trasmissione di segnali tra neuroni. Il risultato è pubblicato sulla rivista Scientific Reports dal Centro della Complessità e dei Biosistemi dell'Università degli Studi di Milano in collaborazione con la Penn State University negli Stati Uniti.

I ricercatori, guidati dalla docente di Patologia generale Caterina La Porta, si sono focalizzati sulle dinamiche di formazione di aggregati eterogenei (formati cioè da un misto di huntingtina mutata e huntingtina normale) che non erano mai state studiate prima d'ora, visto che la maggior parte della ricerca si era concentrata sugli aggregati omogenei della sola huntingtina mutata.

Combinando modelli computazionali ed esperimenti biologici, è stato possibile identificare un probabile meccanismo di aggregazione con cui una singola proteina mutante può legarsi a proteine normali; inoltre sono stati individuati alcuni degli elementi strutturali dell'huntingtina che innescano il processo di aggregazione.

"Una volta identificate le configurazioni molecolari caratteristiche degli aggregati - spiega Silvia Bonfanti, primo autore del lavoro - è stato possibile capire quali fossero i bersagli molecolari più promettenti per destabilizzare gli aggregati". "L'individuazione di questi possibili punti deboli strutturali negli aggregati tossici di huntingtina - aggiunge Caterina La Porta - potrebbe consentire lo sviluppo di farmaci in grado di inibirne la formazione, o perlomeno rallentarla, intralciando quindi lo sviluppo della malattia".

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