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Dormire presto e svegliarsi all'alba, questione di geni

Dormire presto e svegliarsi all'alba, questione di geni

Routine diffusa a livello familiare, riguarda 1 adulto su 300

ROMA, 12 agosto 2019, 14:16

Redazione ANSA

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Il cosiddetto ritmo circadiano si mette in azione in anticipo, provocando forti rilasci di melatonina, l 'ormone che concilia il sonno, già nel pomeriggio. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il cosiddetto ritmo circadiano si mette in azione in anticipo, provocando forti rilasci di melatonina, l 'ormone che concilia il sonno, già nel pomeriggio. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il cosiddetto ritmo circadiano si mette in azione in anticipo, provocando forti rilasci di melatonina, l 'ormone che concilia il sonno, già nel pomeriggio. - RIPRODUZIONE RISERVATA

- Andare a letto molto presto, prima delle nove e svegliarsi all'alba senza apparentemente grosso sacrificio: è una routine più comune di quello che si è pensato finora ed è legata ai geni. Secondo uno studio dell'Università della California pubblicato sulla rivista Sleep questa particolarità riguarda un adulto ogni 300. Le persone 'colpite' hanno 'l'orologio del corpo', il cosiddetto ritmo circadiano, che si mette in azione in anticipo, provocando forti rilasci di melatonina, l'ormone che concilia il sonno, già nel pomeriggio.
    Si tratta di una cosa diversa dall'iniziare a svegliarsi prima con l'invecchiamento o dai frequenti risvegli nel cuore della notte a causa ad esempio di patologie come la depressione. A chi ha questa particolarità, inoltre, bastano dai 5 ai 10 minuti di sonno in più nei giorni non lavorativi per 'recuperare', mentre normalmente ne servono circa 40. Ma avendo sonno presto è più difficile prendere parte ad eventi la sera in cui si fa tardi, spesso importanti per la socializzazione. Per studiare il fenomeno, il dottor Louis Ptacek, insieme ai colleghi delle Università dello Utah e del Wisconsin, ha analizzato i dati di 2.422 pazienti in una clinica per i disturbi del sonno per 9 anni. Sono state trovate 12 persone che soddisfacevano i criteri di screening per questa cosiddetta fase del sonno avanzata, precoce, monitorando il livello di melatonina, registrando le onde cerebrali, i livelli di ossigeno nel sangue, le frequenze cardiache e la respirazione. Quattro non hanno voluto far parte dello studio, quindi l'attenzione si è focalizzata su 8. Gli autori ritengono che la percentuale di portatori di una variante familiare possa avvicinarsi al 100%. Tuttavia, alcuni possono avere mutazioni cosiddette 'de novo', riscontrate nei figli, ma non in genitori o fratelli, mentre altri possono avere membri della famiglia con mutazioni "non penetranti". Attraverso test genetici, hanno scoperto che due di loro avevano geni legati alla fase del sonno avanzata.
   

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