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La rabbia ha tante facce, riconoscerle per gestirla

A partire dalla differenza fra irritazione e frustazione

Redazione ANSA ROMA

  Quella che comunemente chiamiamo rabbia ha tante sfumature: basti pensare, ad esempio, alla differenza tra irritazione e frustrazione. Imparare a riconoscerle aiuta a gestirla. A questo è dedicato un approfondimento della Northeastern University. "Per alcune persone rabbia, tristezza e paura sono tutte sinonimi di 'non sto bene o mi sento male'- evidenzia Lisa Feldman Barrett, studiosa di psicologia delle emozioni - ma per altre, i cervelli riescono a realizzare concetti abbastanza distinti corrispondenti a questi termini, che poi guidano le azioni in un modo specifico". Per capire meglio come funzioni, si possono immaginare un artista e una persona comune, entrambi che osservano due luci blu leggermente diverse. Per chi non è esperto si tratterà semplicemente di blu, mentre chi ha dimestichezza e sensibilità per i colori sarà in grado di distinguere l'indaco o il cìano. Così come un artista, il nostro cervello ha bisogno di distinguere per gestire al meglio le diverse sfaccettature nella 'tavolozza' delle emozioni e può farlo con una sola cosa secondo Barrett: l'esperienza. "Una sensazione di vuoto allo stomaco potrebbe essere fame se si è seduti a tavola, se se si è in uno studio medico in attesa di risultati di un test, si potrebbe sperimentare la stessa sensazione ma dovuta all'ansia" evidenzia l'esperta, e il cervello ha uno strumento cruciale per risolvere questo problema: le esperienze passate. Più specifiche può farne, più accuratamente riuscirà a determinare le cause di un malessere.
    Secondo l'esperta possiamo sviluppare una maggiore precisione nel riconoscere le emozioni esponendoci a situazioni che potrebbero provocarne di nuove, imparando a chiamarle con il termine esatto, guardando film e leggendo libri in cui i personaggi affrontano situazioni che non ci sono familiari e interagiscono con persone le cui culture sono diverse dalla nostra.
   

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