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Elena, baci della mia nipotina una medicina durante la malattia

In tanti cadono ancora per tumore ma siamo sulla strada giusta

Redazione ANSA

Baci come dolcissime 'medicine'. Sono quelli che Elena Cattaneo ha ricevuto dalla sua nipotina durante la malattia, un tumore allo stomaco, e che l'hanno aiutata a guardare avanti e affrontare le cure con coraggio. È anche per lei, per sua figlia e per il marito che Elena ha trovato tutte le forze che servivano per reagire.
Lei è una donna poliedrica, una persona dai moltissimi interessi culturali : ex insegnante di matematica è stata colpita dalla malattia nel 2014. Faceva con frequenza delle gastroscopie per la gastrite, soffriva già di problemi legati a un'esofagite da reflusso e aveva avuto l'Helicobacter Pylori. Andava anche con frequenza annuale dal gastroenterologo, ma non c'erano segnali particolarmente preoccupanti. Quell'anno, prenotata con calma la gastroscopia, Elena la effettua a luglio e l'esito è uguale a quello di altre volte: c'è una zona leggermente infiammata e come al solito deve fare due prelievi istologici.
"Ero tranquillissima - racconta la donna - sono andata in ferie e ho ritardato a prendere l'esame istologico. Rientrata a Torino a fine mese sono andata in ospedale, al San Luigi Di Orbassano, con mio marito. Mi hanno detto che un medico doveva parlarmi e ho subito capito che qualcosa non andava. La dottoressa che ho trovato era la stessa che mi aveva fatto la gastroscopia e mi ha detto di avere una notizia brutta e una buona. Si trattava di un carcinoma ma era una cosa ancora superficiale. Ho deciso di non dire nulla a mia figlia che era ancora in ferie, per non farla preoccupare, glielo avrei detto dopo. Mio marito invece è ottimista per natura. Di fronte alla diagnosi mi sono sentita calma, stranamente calma. Avevo paura, ma sentivo tutto totalmente sotto controllo". "Da una parte ci ho creduto quando mi hanno detto che era una cosa superficiale - sottolinea - ma pur non essendo tanto giovane navigo in Internet e quello che ho letto non era bello. Ho trovato subito i riferimenti dell'Associazione Vivere senza stomaco si può (oggi guidata da Claudia Santangelo) e mi sono iscritta. Mi ha molto aiutato anche a capire cosa mi attendeva. Il gruppo su Facebook mi è servito moltissimo per conoscere il percorso, cosa mi poteva succedere. Piombi in una cosa del genere e non sai niente.
Non intervenivo all'inizio, più che altro ho letto un po' di cose, non mi sono lasciata prendere panico e questo ha aiutato tanto. Ero molto preoccupata, ma poi ho fatto il ragionamento che avevo 69 anni, non ero ne' vecchia ne' giovane, avevo avuto una vita professionale soddisfacente, due matrimoni, mi sono detta che dovevo andare avanti e che avevo comunque fatto quello che volevo fare".
Inizia così un duro iter, che porta Elena al reparto di Gastroenterologia del San Giovanni Antica Sede della Città Salute a Torino e poi alla Chirurgia delle Molinette, di cui era primario il professor Gian Ruggiero Fronda. "Sono stata presa in carico, mi hanno fatto una serie di esami pre ricovero e anche nuovamente una gastroscopia- ricorda - confermata la diagnosi, sono stata messa in lista per un intervento, che ho poi fatto il 17 settembre". Viene effettuata una resezione parziale, tre quarti dello stomaco. In più, le metastasi legate al tumore, che si rivela essere di grado t1, iniziale, avevano intaccato un linfonodo. Per Elena questo significa sette mesi di chemio, 12 cicli. "Devo dire che mi sono trovata benissimo, alle Molinette la rete oncologica funziona , vi è una presa in carico a 360 gradi" sottolinea la donna, che però non manca di evidenziare le difficoltà fisiche e psicologiche legate al periodo della chemio. Anche le divergenze di vedute col marito, che la invita ad essere ottimista, mentre lei ha una visione più complessa delle cose.
"Dopo la resezione dello stomaco - aggiunge Elena - mangio come prima, solo un po' meno. Psicologicamente, mi ha molto aiutato nel periodo della malattia non sentirmi tagliata fuori. Isolata. Faccio parte di un'associazione sulla Resistenza di cui ero presidente quando mi sono ammalata e il gruppo dirigente mi ha convinto a non mollare per quell'anno e portare il mandato fino alla scadenza. Mi collegavo da casa mia via Skype". "Mi sono data delle regole- sottolinea- una è, nei limiti, non negarmi nulla . Se vedo delle scarpe, un vestito che mi piace non ci penso più e lo compro. Che non è un cambiamento da poco, per una come me nata in tempo di guerra e allevata al risparmio". Elena oggi è molto attiva: frequenta l'Università popolare, va spesso a conferenze, presentazioni di libri, ed è molto coinvolta nelle attività dell'Associazione Vivere senza stomaco si può. Vorrebbe creare una 'costola' torinese dell'Associazione e partecipa come paziente alle riunioni periodiche della rete oncologica piemontese. "Se penso al tumore - conclude - sono convinta che siamo sulla strada giusta. Molti cadranno ancora: è come una guerra, ma sento che siamo sulla strada giusta per la ricerca, e anche per la condivisione delle emozioni. Un approccio positivo è di aiuto. Credere che è possibile farcela. Il messaggio che vorrei lanciare a chi affronta la malattia è che se ce l'ho fatta io puoi farcela anche tu, dipende dalla diagnosi precoce".

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