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Geriatri, gli anziani discriminati vivono in media 7,5 anni in meno

Al via la campagna globale OldLivesMatter. 'Serve equità di accesso alle cure'

Redazione ANSA ROMA

Con l'hashtag #OldLivesMatter "Le vite degli anziani contano", parte da oggi una campagna di sensibilizzazione internazionale per raccontare con tre video multilingue cosa significhi la discriminazione per gli over-65. Partendo da un dato: gli anziani discriminati per l'età vivono in media 7 anni e mezzo in meno.

A 20 anni dalla promulgazione dell'art. 25 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'UE, che riconosce "il diritto degli anziani a condurre una vita dignitosa e indipendente e a partecipare alla vita sociale e culturale", infatti, la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (SIGG) e la Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) aderiscono alla campagna globale contro la discriminazione nei confronti degli anziani promossa dalla Società Scientifica francese di Geratria e Gerontologia (SFGG), in collaborazione con le società di geriatria europee, americane e asiatiche, e chiedono con urgenza "equità di accesso alle cure".

In termini tecnici si chiama ageismo e indica la discriminazione nei confronti di una persona in base alla sua età. Un fenomeno sempre più diffuso che, a differenza di sessismo e razzismo, non è punito dalla legge. Secondo uno studio condotto a livello europeo, il 28% degli anziani ha riferito episodi di intolleranza addirittura più di coloro che subiscono atti di sessismo (22%) e razzismo (12%), e nel settore della sanità il 30% degli over-60 ha dichiarato di essere trattato in modo ingiusto a causa dell'età. "Rispetto al razzismo e al sessismo, l'ageismo è ancora relativamente tollerato perché, a differenza dei primi due fenomeni, è l'unica discriminazione non punita dalla legge e a volte gli anziani si considerano troppo vecchi per trarre beneficio dalle cure più avanzate", affermano Raffaele Antonelli Incalzi, presidente SIGG e Alberto Pilotto, presidente SIGOT. Per questo, SIGG e SIGOT, insieme a 42 organizzazioni di 29 Paesi, promuovono lo slogan "#OldLivesMatter" lanciato dalla Campagna globale contro la discriminazione nei confronti delle persone anziane, per sensibilizzare cittadini, il mondo sanitario, le istituzioni e i media. 

- Boccanelli (Sicge), negli anziani dimezzate le cure per il cuore

Gli anziani "sono discriminati, tanto che invecchiando si dimezzano le cure per il cuore: le corrette cure cardiologiche migliorano la sopravvivenza e la qualità di vita anche e soprattutto in tarda età e invece diminuiscono, fino quasi a dimezzarsi, man mano che avanzano gli anni". Lo sottolineano gli esperti della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe) in occasione della campagna internazionale "Old Lives Matter"contro la discriminazione degli anziani al via il 14 settembre. "Una discriminazione grave e inaccettabile - afferma la SICGe - che si consuma sulla pelle degli anziani che ne avrebbero più bisogno e ne trarrebbero i maggiori benefici, con uno spreco di risorse, oltre che di vite e sofferenze individuali, perché un anziano curato male ha conseguenze potenzialmente gravi e frequenti ri-ospedalizzazioni. Ogni anno in Italia 150mila over 65 vanno a ingrossare le fila dei pazienti colpiti da infarto o ictus e 200mila si ammalano di scompenso cardiaco. Un esercito di nuovi pazienti ancora troppo spesso tagliati fuori dalle terapie più avanzate quanto più sono vecchi, senza valide ragioni cliniche né economiche, ma solo in base all'età.

"Le malattie cardiovascolari riguardano oltre il 60% degli over 65, con un picco dell'80% negli ultra 85enni, che in Italia raggiungono 2,2 milioni - spiega Alessandro Boccanelli, presidente SICGe - Tuttavia con l'aumento dell'età le prescrizioni farmacologiche e i regolari controlli si riducono fino a dimezzarsi negli over 85, in cui registriamo un sostanziale sotto-trattamento fino al 40% dei casi". Ciò "deriva dall'errata convinzione che una persona anziana non tragga benefici dalle terapie" e che non ci sia convenienza nel trattamento. Invece è vero il contrario: "gli anziani in forma - rileva Boccanelli -possono essere una preziosa risorsa sociale e si stima che possano far crescere la produttività del Paese dell'1%". 

“Il profilo generale di scarso interesse nei confronti dei bisogni di salute soprattutto dei grandi anziani indica un atteggiamento pericolosamente discriminatorio: un paziente anziano a cui non vengono prescritti farmaci ed esami può sembrare un risparmio per la collettività ma, alla fine, è vero l’opposto. I pazienti curati male si ricoverano e si ammalano molto più degli altri per cui, a lungo andare, spendiamo molto di più per rimediare a terapie e diagnosi inadeguate che per trattare come si deve chi ha bisogno delle cure, indipendentemente dalla sua età. Manca dunque una cultura che metta alla porta l’ageismo sia da parte del Servizio Sanitario Nazionale che non investe abbastanza risorse nelle cure - afferma Boccanelli - sia da parte degli stessi anziani che si considerano spesso ‘troppo vecchi’ per averne benefici”. Per questo, la Società Italiana di Cardiologia Geriatrica ha organizzato per il prossimo 19 settembre un incontro digitale tra le specialità cardiologiche e la geriatria, al fine di stilare un documento di consenso che serva ad evitare l’esclusione degli anziani dalle procedure diagnostiche e terapeutiche più avanzate.

   

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