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Le donne invecchiano peggio degli uomini, in Italia il gap maggiore

Studio Lancet in paesi Ocse,differenza di genere pesa su risorse

Redazione ANSA ROMA

Invecchiando, le differenze tra uomo e donna aumentano e forniscono ai primi risorse e opportunità migliori per affrontare le sfide della terza età. A dimostrare come i ruoli nella società modellino l'invecchiamento è un'analisi pubblicata sulla rivista The Lancet Healthy Longevity. Prima del suo genere, ha analizzato i dati di 18 paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), evidenziando come l'Italia sia proprio tra i paesi in cui le donne sono più svantaggiate nell'invecchiare.

Le donne nei paesi Ocse hanno un'aspettativa di vita media di 3 anni più a lungo degli uomini, ma trascorrono più anni in cattive condizioni di salute. Di contro gli uomini hanno più probabilità di avere un reddito o una pensione sicura. I ricercatori della Columbia University (USA) hanno identificato 5 fattori che influenzano la qualità dell'invecchiamento: benessere e salute; produttività attraverso lavoro o volontariato; equità di risorse in denaro e istruzione; integrazione e sostegno sociale; sicurezza finanziaria e fisica.

Quindi hanno calcolato l'indice generale e i punteggi dei singoli fattori (da 0 a 100) e hanno confrontato questi punteggi tra generi e paesi, osservando che tutte le società rendono l'invecchiamento più facile per gli uomini, favorendoli in media di 9 punti rispetto alle donne. I paesi scandinavi e il Giappone hanno un buon punteggio per entrambi i sessi rispetto all'indice complessivo (almeno 66 per gli uomini e almeno 55 per le donne), mentre i paesi dell'Europa orientale e meridionale sono in fondo alla classifica. Quelli con le maggiori differenze nei punteggi tra uomini e donne sono stati Italia (51 per gli uomini contro 39 delle donne), Paesi Bassi (70 contro 55), Austria (64 contro 51) e Danimarca (70 contro 59). La performance degli USA è nella media (55 per gli uomini contro 47 per le donne), insieme ad altri Paesi industrializzati dell'Europa occidentale, come Regno Unito (57 a 47) e Germania (62 a 51). I dati mostrano, spiegano gli autori, che "c'è un urgente bisogno di sfidare i pregiudizi strutturali e politici che favoriscono gli uomini". 
   

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