Spesso confusa con sinusite o problemi alla vista, l'emicrania colpisce anche i più piccoli. Ma "il problema è sottostimato" e "la diagnosi spesso arriva con un ritardo incredibile, di quasi 2 anni". A mettere in guardia contro un disturbo tipico degli adulti, ma che non risparmia i bimbi di 4 o 5 anni, è Bruno Colombo, responsabile del Centro Cefalee dell'Ospedale San Raffaele di Milano, in occasione del congresso della European Headache Federation, ad Atene.
Circa 6,5 milioni di persone in Italia, ovvero una su 10, soffrono di emicrania e, tra di loro anche molti bambini, che proprio per questo motivo "perdono molti giorni di scuola e hanno difficoltà a studiare", spiega Colombo. "Spesso il bimbo lamenta dolore che viene attribuito a motivi sbagliati, quindi viene fatto visitare dall'otorino, dall'oculista o dal gastroenterologo. Dall'esperto di cefalee, arriva, secondo un nostro recente studio, dopo circa 2 anni". Difficile definire il numero di quanti ne soffrono, perché il problema è spesso sottostimato. "Quel che è certo è che frequenza è simile fra maschi e femmine fino a 10-12 anni. Mentre un vero e proprio picco si registra nelle ragazze, al momento dello sviluppo: l'incidenza praticamente raddoppia rispetto ai maschi e si mantiene così nel tempo, fino alla menopausa". Ci sono però dei segnali che i genitori non dovrebbero sottovalutare: "il non voler vedere la televisione, il fastidio alla luce e al rumore, il vomito, fanno capire che non si tratta di una banale scusa per non andare a scuola". Inoltre, esistono dei sintomi precursori, che possono far individuare i bimbi che potrebbero in futuro soffrirne. "Il mal d'auto, le vertigini, gli attacchi di vomito e il sonnambulismo sono piccoli segnali che potrebbero essere utilizzati per una diagnosi precoce". C'è, inoltre, una grossa familiarità: "per chi ha un genitore che soffre di emicrania, la probabilità di ereditare il problema è del 40-50%".
E' importante sensibilizzare i pediatri a non banalizzare i sintomi riportati dai bambini e a indirizzarli da un neurologo. "Intervenendo prima - conclude - si può tenere sotto controllo il problema ed evitare che peggiori grazie a nutraceutici, come enzima Q10, Ginko Biloba e vitamina B2".
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Teva Italia