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Ferrucci, errore pensare non poter migliorare la vecchiaia

Alla Fondazione Ferrero direttore Institute Aging di Baltimora

ALBA (CUNEO) ANSAcom

"Immaginate una visita di controllo dove il medico vi dica 'apparentemente tutto bene ma il numero di cellule senescenti circolanti è un po' alto e vorrei che aumentasse l'attività fisica, mangiasse un po' di cioccolata amara e prendesse queste medicine per una settimana per vedere se riusciamo a ridurle così da prolungare ancora per un po' questo stato di grazia'". Per Luigi Ferrucci, direttore del National Institute on Aging di Baltimora negli Usa, e fra i massimi esperti mondiali di invecchiamento, è questo il futuro che potrebbe arrivare dai più recenti studi sull'invecchiamento biologico.
Con una sua lettura si è aperto alla Fondazione Ferrero di Alba un convegno internazionale di tre giorni dedicato all'aging di successo. Al centro dei lavori temi come la cronicità, la memoria, l'ausilio della tecnologia, ma anche la nuova frontiera rappresentata dal ruolo del macrobiota intestinale nel mantenimento della salute.
"L'approccio tradizionale alla salute - ha detto il professore - è basato sulla diagnosi di specifiche malattie. Tuttavia lo studio delle malattie nella popolazione ha messo in evidenza come le principali patologie croniche abbiano tratti in comune. Questo fa sospettare che alla base di molte di quelle la cui frequenza aumenta con l'età ci sia un fattore unico. Finora si era pensato che l'invecchiamento fosse un fattore biologico non modificabile, ma era un errore. Si tratta di un processo non arrestabile ma modulabile con una serie di interventi. Gli studi più promettenti lavorano sulle modificazioni epigenetiche, il funzionamento dei mitocondri e la senescenza cellulare".
"Quest'ultima, che sembra la strada più promettente - ha aggiunto - è un meccanismo biologico di protezione dalla cancerogenesi. Cellule che diventano instabili per varie ragioni vanno incontro a un arresto della capacità replicativa, il che impedisce che si sviluppi un tumore, ma smettono di svolgere la loro funzione e si accumulano negli organi rendendoli inefficienti. Inoltre producono sostanze infiammatorie che contribuiscono alla nascita di malattie croniche. Riuscire a eliminare queste cellule, come già si sta facendo a livello sperimentale su modelli animali per mezzo dell'ingegnera genetica, potrà rallentare molte manifestazioni dell'invecchiamento e quindi il manifestarsi di molte malattie. Perché invecchiamento e malattia, ormai lo sappiamo, sono lo stesso meccanismo biologico".

In collaborazione con:
FONDAZIONE FERRERO e FERRERO

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