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Covid: pediatra a genitori, no al panico per la prima febbre

Se temperatura sale la sera, bimbo resti a casa anche se sfebbra

ROMA ANSAcom

Ansia, senso di inadeguatezza, dubbi, fretta di far guarire: la malattia di un figlio spesso genera sentimenti non facili da tenere sotto controllo e che rischiano di essere più accentuati in un autunno complicato dallo spettro dell'epidemia Covid-19. "Questi sentimenti molto comprensibili li vedremo nei prossimi mesi moltiplicati dalla paura di un contagio da coronavirus, anche perché il Sars-Cov-2 condivide alcuni primi sintomi con le più frequenti patologie delle vie respiratorie. Ma non bisogna andare nel panico alla prima febbre del bambino". A spiegarlo è Vitalia Murgia, pediatra e autrice del libro "La salute naturale del bambino. Guida pratica ai problemi di salute più comuni a uso di genitori e nonni" (Edizioni Aboca, 2020), da oggi in libreria.

"Sono tante le cause che possono scatenare un'alterazione della temperatura - precisa Murgia - dagli sbalzi di temperatura alla fatica eccessiva, passando per i tanti patogeni che si diffondono nei mesi freddi e che, oltre al raffreddore mal di gola possono provocare anche febbre". Ogni tipologia di virus, infatti, ha un periodo di maggiore attività, probabilmente il primo che affronteremo in autunno è il rinovirus, tipico di ottobre e novembre. Seguiranno i virus parainfluenzali, quindi adenovirus, virus respiratorio sinciziale e quelli influenzali veri e propri. "Nella maggior parte dei casi, quindi - rassicura Murgia - l'alterazione non dipenderà dal coronavirus. Ma è importante che, se la sera la temperatura si alza, il bimbo resti a casa il giorno seguente, anche se la mattina dopo ha sfebbrato. E poi, in questo periodo di epidemia, va chiamato appena possibile il pediatra che, anche sulla base delle disposizioni del Ministero della Salute, saprà indicare come comportarsi". Nel caso in cui il tampone confermi il Covid, conclude Murgia, che è docente al Master in Fitoterapia dell'Università La Sapienza di Roma, "bisogna affidarsi al medico e seguire le sue prescrizioni. Non esistono, infatti, evidenze scientifiche che le piante medicinali possano essere efficaci contro le infezioni del Sars-Cov-2, mentre la disinformazione sul web su questa materia è molto ampia e rischia di fare danni".

In collaborazione con:
Aboca

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