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Prevenzione e nuove terapie per maculopatia senile

Prevenzione e nuove terapie per maculopatia senile

A Milano incontro Società Oftalmologica, Novartis e Iapb Italia

MILANO, 19 ottobre 2019, 12:32

Redazione ANSA

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Incontro Novartis sulla maculopatia senile - RIPRODUZIONE RISERVATA

Incontro Novartis sulla maculopatia senile - RIPRODUZIONE RISERVATA
Incontro Novartis sulla maculopatia senile - RIPRODUZIONE RISERVATA

Prevenzione e consapevolezza sono i primi passi per salvaguardare la vista a tutte le età: è il messaggio lanciato da Novartis, dalla Società Oftalmologica Italiana e dalla onlus Iapb Italia in occasione dell'evento "Proteggere la retina, salvare la vista", che si è tenuto a Milano. Molto spesso, infatti, l'occhio non viene considerato un organo fragile e a rischio quanto il cuore o i polmoni, ad esempio. In realtà è esposto allo stesso modo a malattie croniche, degenerative ed invalidanti tra cui la degenerazione maculare senile, che rappresenta la prima causa di cecità nei paesi industrializzati e la terza a livello globale.
    In particolare, la maculopatia senile definita 'umida' (o essudativa) è la principale causa prevedibile di grave perdita della vista e cecità: ne soffrono circa 20-25 milioni di persone in tutto il mondo, di cui "750mila solo in Italia. Una persona su tre ne è colpita dopo i 75 anni e il fattore di rischio principale è l'invecchiamento", ha precisato il dottor Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica Italiana. Si tratta di un disturbo della vista che ha un impatto sociale "molto grande - ha spiegato Tiziano Melchiorre, segretario di Iapb Italia onlus -: gesti quotidiani che possono sembrare banali diventano un percorso ad ostacoli, come leggere un estratto contro, cucire, guardare la televisione, distinguere i colori. Si perde completamente l'autonomia e si grava sempre di più sui famigliari". E l'impatto è anche emotivo e psicologico: "spesso è necessario combattere con la depressione e con il ritiro sociale", ha aggiunto Melchiorre. Per questo, ha concluso, "è necessario informare le persone, accelerare l'iter diagnostico e favorire l'accesso alle terapie per prevenire la cecità e limitare quanto possibile il dramma della disabilità visiva".
    La ricerca negli ultimi anni ha fatto nuovi passi avanti nella cura di questa patologia con un trattamento terapeutico continuativo a base di iniezioni intravitreali di farmaci anti Vegf, una classe di molecole che agisce inibendo la proliferazione dei nuovi vasi sanguigni all'interno della retina e arginando la perdita di fluido retinico.
    "È importante trattare non solo i sintomi" di questa patologia - ha precisato il professor Federico Ricci, direttore dell'Unità patologie croniche degenerative oftalmiche dell'Università di Roma Tor Vergata -, ma anche la causa sottostante della malattia, caratterizzata da danni alla retina dovuti alla presenza di fluidi retinici che fuoriescono da vasi sanguigni anomali nella parte posteriore dell'occhio". "Le molecole sviluppate in tempi recenti, rispetto a quelle di prima generazione, hanno una superiore capacità di controllare il fluido retinico e richiedendo di conseguenza una minore frequenza iniettiva per mantenere la retina asciutta", ha detto il professore.
    "E' il caso di Brolucizumab" che ha "un'elevata capacità di eliminare il liquido dalla retina" ed è "l'unico anti Vegf ad aver dimostrato la sua efficacia in studi registrativi, per i pazienti eleggibili, con un intervallo di trattamento di tre mesi immediatamente dopo le tre dosi mensili di carico iniziali in circa il 50% dei casi. Il farmaco è stato recentemente approvato dalla FdA" degli Stati Uniti, ha concluso il professore.
   

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