Presto anche in Italia, chi ha un
melanoma a stadio non avanzato potrà vedersi rimborsata dal
Sistema sanitario nazionale la terapia a bersaglio molecolare
che funziona in chi ha la mutazione Braf, presente nel 50% di
questi malati. E' infatti in corso la negoziazione con l'Agenzia
italiana del farmaco (Aifa), come ha spiegato oggi a Milano
l'azienda produttrice dei farmaci.
Si tratta della combinazione di un Braf inibitore unito ad un
inibitore della proteina cellulare Mek. "Mentre questi farmaci
sono già rimborsati da vari anni per il melanoma in fase
metastatica - spiega Luigi Boano, general manager di Novartis
per l'area oncologica in Italia - per la malattia in fase meno
avanzata no". Sono disponibili i dati clinici usati su questi
pazienti, con ottimi risultati, "e da diversi mesi l'Agenzia
europea dei farmaci (Ema) ha provveduto a registrare la terapia
con questa indicazione - continua - Per l'Italia è invece in
fase di negoziazione il rimborso". Dal giugno 2018 è però stato
avviato dall'azienda un programma ad uso compassionevole, per
permettere di dare questa terapia anche ai pazienti con melanoma
al terzo stadio e mutazione Braf. In questo caso si dice che la
terapia è adiuvante o precauzionale, perchè viene effettuata
dopo la chirurgia in assenza di qualsiasi sospetto che vi siano
residui di malattia. "E' proprio in questi pazienti - aggiunge
Michele Del Vecchio, responsabile dell'Oncologia medica melanomi
all'Istituto dei tumori di Milano - che hanno un minor carico di
malattia, che la terapia dà la risposta migliore. Tra l'altro
gli inibitori Braf, oltre a bloccare la proliferazione del
tumore, stimolano anche una risposta immunitaria". Per questi
pazienti però è importante, conclude Del Vecchio, "iniziare la
terapia Braf entro tre mesi dall'intervento chirurgico".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA