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Tre biomarcatori predicono il futuro dei malati di cuore

Tre biomarcatori predicono il futuro dei malati di cuore

Insieme possono valutare probabilità di ospedalizzazione

PISA, 10 gennaio 2019, 12:09

Redazione ANSA

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Tre biomarcatori predicono il futuro dei malati di cuore - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tre biomarcatori predicono il futuro dei malati di cuore - RIPRODUZIONE RISERVATA
Tre biomarcatori predicono il futuro dei malati di cuore - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tre biomarcatori sono in grado di fornire ai clinici, quando impiegati insieme, un potente strumento di predizione del destino dei pazienti con scompenso cardiaco per valutare la probabilità di ospedalizzazione. Lo rivela uno studio dei ricercatori della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e della Fondazione Toscana Gabriele Monasterio (Michele Emdin, Alberto Aimo, Claudio Passino, Giuseppe Vergaro, Andrea Ripoli) con gli studiosi dei più importanti centri di ricerca europei e americani pubblicato su una rivista cardiologica Journal of the American College of Cardiology.

I ricercatori italiani hanno dimostrato che il dosaggio ematico di tre biomarcatori (il recettore solubile Sst2, l'ormone cardiaco Nt-probnp e la proteina cardiaca troponina T dosata con metodiche ad alta sensibilità) possono fornire risposte decisive in termini predittivi. Lo studio ha analizzato i dati di 4268 pazienti attraverso metodiche statistiche avanzate ed è emerso che il dosaggio dei tre biomarcatori consente quindi di adattare la strategia terapeutica sulla base del rischio individuale di ogni singolo paziente consentendo di individuare gruppi a rischio elevato, intermedio, basso e di modulare di conseguenza la terapia connessa e la frequenza del follow-up.

"Il dosaggio di Sst2 - spiega il Sant'Anna - è un nuovo strumento che si aggiunge all'ormone Nt-probnp e alla troponina. Questo dosaggio comunemente impiegato per la diagnosi di infarto miocardico acuto potrebbe pertanto essere utilmente impiegato anche nello scompenso cardiaco". "L'osservazione è assolutamente originale – sottolineano i cardiologi Michele Emdin e Claudio Passino - e ha avuto ampia risonanza nel mondo cardiologico internazionale. I risultati pubblicati confermano il valore della combinazione fra i tre biomarcatori per la valutazione integrata del paziente cardiopatico e la messa a punto di nuovi strumenti di diagnosi e cura di una delle patologie più frequenti e pericolose".
   

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