Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Emigrare in un altro Paese cambia anche i batteri dello stomaco

Studio Usa, si acquisiscono microbioma e malattie del nuovo Stato

Redazione ANSA ROMA

- Emigrare in un paese nuovo cambia nel più profondo. Si modifica infatti anche il microbioma, cioè tutti quei batteri che si trovano nel nostro intestino, per acquisire quelli del nuovo paese di residenza, insieme ad alcune delle sue malattie più comuni. Lo spiegano uno studio dell'università del Minnesota sulla rivista Cell, dove sono stati seguiti immigrati e rifugiati arrivati negli Usa dal Sud-est asiatico.
    "Gli immigrati hanno iniziato a perdere i loro microbi che hanno dalla nascita quasi subito dopo il loro arrivo negli Stati Uniti, per acquisire quelli che sono più comuni nelle popolazioni europee-americane", spiega Dan Knights, coordinatore dello studio. "Ma i nuovi microbi non sono sufficienti a compensare la perdita di quelli nativi, e si ha così una grande perdita di diversità", continua. E' stato dimostrato in altri studi che chi vive in paesi in via di sviluppo ha una varietà di batteri nel microbioma intestinale maggiore di chi vive negli Usa. Oltre alla perdita di diversità nel microbioma, si è visto in questi immigrati un aumento del tasso di obesità. In altri studi il microbioma è stato collegato all'obesità. I ricercatori hanno confrontato il microbioma intestinale di persone di etnia Hmong e Karen mentre vivevano in Thailandia, di altri di loro emigrati negli Usa e dei loro figli. In questo modo hanno visto che nei primi 6-9 mesi dal loro arrivo, i ceppi di Bacteroides occidentali hanno iniziato a rimpiazzare i batteri non occidentali, come i Prevotella. Un processo che è continuato durante i loro primi 10 anni negli Usa, molto probabilmente per aver mangiato più seguendo una dieta più occidentale. I cambiamenti sono stati ancora più pronunciati sui figli. "Quando si va in un nuovo paese - conclude Knights - non solo cambiano le specie di microbi che si hanno nell'intestino, ma anche gli enzimi che trasportano e ciò può influire sulla digestione del cibo e come la dieta interagisce con la salute".
   

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA