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Depressione 'effetto collaterale' per 700mila malati

Psichiatri, raddoppia rischio complicanze e triplica la mortalità

Redazione ANSA ROMA

La depressione è un 'effetto collaterale' del diabete per 700 mila italiani, per i quali risulta raddoppiato il rischio di complicanze e triplicata la mortalità. Lo confermano i dati di un recente studio italiano discussi in occasione del XXIII congresso nazionale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) secondo cui il 17% delle persone che si ammalano di diabete sviluppa prima o poi depressione.

Si tratta di circa 700 mila italiani che oltre ad avere troppi zuccheri nel sangue hanno anche un disturbo dell'umore, che si manifesta con maggiore probabilità nelle pazienti donne e negli anziani, in chi ha altre patologie e in chi abita in contesti rurali. Individuare con adeguati screening chi ha il diabete e la depressione è fondamentale per poter impostare un adeguato trattamento e scongiurare così le conseguenze di questa pericolosa 'accoppiata' di malattie: i pazienti con entrambe le patologie infatti hanno un rischio 1.6 volte maggiore di andare incontro a complicanze metaboliche nel lungo termine, ovvero nell'arco di 10 anni, e di 2.3 volte superiore di complicanze acute nel giro di 3 anni, mentre il rischio di mortalità è 2.8 volte superiore rispetto a chi non soffre di depressione.

Quest'ultima patologia è "una frequente comorbidità per numerose patologie croniche - spiega Matteo Balestrieri, co-presidente Sinpf -. E' un'incidenza di malessere mentale che non può e non deve essere ignorata, soprattutto per le conseguenze drammatiche sulla salute generale dei pazienti che questa può avere". Lo studio, pubblicato di recente su Acta Diabetologica, è stato condotto da ricercatori dell'Università di Bologna su 30.815 nuovi casi di diabete che sono stati diagnosticati in Emilia Romagna fra il 2008 e il 2017.

"I risultati di questa ampia analisi confermano che quando la depressione si associa a un'altra patologia, la prognosi peggiora in maniera netta - commenta Claudio Mencacci, co-presidente della Società scientifica -. Ecco perché è fondamentale monitorare tutti i pazienti che ricevono una diagnosi di malattia cronica, dal diabete alle malattie cardiovascolari, dalle patologie reumatiche ai tumori: nei mesi e anni successivi, il rischio di ammalarsi di depressione cresce e non deve essere considerata un 'cattivo umore' dovuto al peggioramento della salute, ma una patologia vera e propria che va trattata in maniera adeguata ed evitare che comprometta la salute e perfino l'aspettativa di vita". Per questo, concludono Mencacci e Balestrieri, i pazienti con patologie croniche dovrebbero essere sottoposti a periodici screening per valutare l'eventuale presenza di depressione. (ANSA).
   

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