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Immatricolazioni auto: in Europa 2018 stabile, Fca in calo

Dati Acea, sono 15,6 milioni nell'anno. Balzo di Jeep, +55%. Centro Studi Promotor: 'Peggiorano le prospettive per il 2019'

Redazione ANSA TORINO

Le immatricolazioni di auto nell'Europa dei 28 più Paesi Efta (Svizzera, Islanda e Norvegia) sono stabili nel 2018 rispetto all'anno precedente: 15.624.486, lo 0,04% in meno del 2017.

L'anno si chiude però con un nuovo dato negativo: a dicembre sono state vendute 1.038.984 vetture, l'8,7% in meno dello stesso mese dell'anno precedente. I dati sono dell'Acea, l'associazione delle case automobilistiche europee. Il gruppo Fca ha immatricolato 1.021.311 auto nel 2018 nell'Europa dei 28 più Paesi Efta (Svizzera, Islanda e Norvegia), il 2,3% in meno del 2017. La quota è pari al 6,5% a fronte del 6,7%. Tra i brand del gruppo registra un balzo del 55,6% Jeep (168.674 unità vendute). A dicembre le auto vendute da Fca sono 60.926, con una flessione del 2,5% e la quota è pari al 5,9% (era 5,5%). 

La lieve flessione delle vendite di auto in Europa nel 2018 (-0,04% rispetto al 2017) è il primo segno negativo registrato dal 2013. Tra i principali mercati europei crescono quello spagnolo (+7%) e quello francese (+3%), mentre chiude sui livelli del 2017 quello tedesco (-0,2%). Sono in calo il mercato italiano (-3,1%) e quello del Regno Unito ( -6,8%).

Il fatturato dell'industria degli autoveicoli in Italia si riduce del 9,3% a novembre 2018, secondo gli ultimi dati Istat, e anche gli ordini risultano in calo del 14%. Risulta negativo anche il risultato dei primi undici mesi dello scorso anno, con una contrazione del 2,7% per le vendite e dell'1% per gli ordinativi.

Secondo il Centro Studi Promotor, il bilancio 2018 del mercato auto dell'area Unione Europea e paesi dell'Efta può essere considerato "sostanzialmente positivo", che ricorda "gli elementi che hanno penalizzato le vendite di auto. In primo luogo la congiuntura economica, pur rimanendo positiva, è gradualmente peggiorata. In secondo luogo l'introduzione dal primo settembre del nuovo sistema di omologazione Wltp ha fatto si che diverse case avessero problemi di fornitura. In terzo luogo ha pesato sulle vendite la demonizzazione del diesel per motivazioni più ideologiche che di reale tutela dell'ambiente". Il risultato del 2018 - sottolinea il Csp - non è negativo anche perché chiude in crescita la maggior parte dei mercati nazionali e in sostanziale pareggio (-0,8%) il gruppo dei cinque maggiori mercati che valgono il 71,7% delle immatricolazioni dell'area. Tra i primi cinque però gli andamenti sono abbastanza differenziati. Crescono il mercato spagnolo (+7%) e quello francese (+3%) e chiude sui livelli del 2017 il mercato tedesco (-0,2%), mentre sono in calo il mercato italiano (-3,1%) e quello del Regno Unito (-6,8%). "A ciò si aggiunge - spiega Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - che neppure nel 2018 l'area Ue+Efta ha raggiunto il livello ante-crisi del 2007 quando le immatricolazioni furono 16 milioni e l'appuntamento con il livello ante-crisi con ogni probabilità è rimandato in quanto le previsioni per il 2019 non sono positive. Oltre alla demonizzazione del diesel peserà sulla domanda il peggioramento della congiuntura economica". Per il mercato italiano, il Centro Studi Promotor sottolinea che il 2018 segna un battuta d'arresto. Nello scorso anno le immatricolazioni in Italia sono state 1.910.025 contro 1.971.345 del 2017 e le previsioni per il 2019 non sono positive sia per l'andamento dell'economia sia per le misure sull'auto recentemente adottate dal Governo. Il sistema di bonus-malus, secondo il Centro Studi Promotor, determinerà un calo delle immatricolazioni di circa 100 unità.

Paolo Scudieri, presidente di Anfia, rileva che il "fattore comune ai cinque maggiori mercati europei nel 2018 è la contrazione delle immatricolazioni di auto diesel: -30% nel Regno Unito, -21% in Spagna, -17% in Germania, -15% in Francia e -12% in Italia, con un calo complessivo del 18,9% in Europa Occidentale.  "Il mercato europeo - spiega - chiude il 2018 con una variazione sostanzialmente nulla rispetto all'anno precedente (-0,04). A un primo semestre 2018 in crescita del 2,8%, ha fatto seguito un secondo semestre in frenata (-3,3%). Dicembre, invece, è il quarto mese consecutivo in flessione per il mercato auto europeo (-8,7%), che prosegue la tendenza al ribasso iniziata con l'introduzione del Wltp a settembre. A eccezione dell'Italia (+2%), tutti i 'major market' vedono la domanda di auto contrarsi nell'ultimo mese dell'anno. Per il 2019, considerando che il mercato europeo è fortemente guidato dalla domanda domestica - conclude il presidente dell'Anfia - il rallentamento dell'economia nei Paesi Ue potrebbe avere un impatto significativo sulle vendite di nuove auto. La rapida transizione verso una mobilità a zero emissioni indotta dalle normative sull'abbattimento delle emissioni di CO2, poi, rischia di avere un impatto negativo sull'occupazione nell'automotive europeo, che conta circa 13,3 milioni di addetti, se non gestita attraverso adeguate politiche a sostegno dell'industria".

"Il mercato dell'auto in Europa - afferma Michele Crisci, presidente dell'Unrae, l'associazione delle case automobilistiche estere - ha tenuto il passo, all'interno di uno scenario caratterizzato da molteplici 'scossoni', quali il passaggio alle nuove norme di omologazione dei veicoli (Wltp), le agitazioni socio-politiche, i fatti legati alla Brexit e un andamento macroeconomico in ridimensionamento. Le prospettive per il 2019 indicate dai principali analisti europei - spiega Crisci - vedono un andamento delle vendite sostanzialmente piatto, tra lo 0,6% e l'1,3% di crescita verso il 2018, ma la maggior parte dei rischi sono al ribasso e interessano in particolare le incertezze legate alla Brexit e conseguentemente gli impatti sulle vendite di nuove auto, principalmente nel Regno Unito. L'Italia alle condizioni attuali e alla luce delle nuove tassazioni non sembra poter dare il suo contributo positivo".

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