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Auto elettriche in Norvegia, primi segnali di disaffezione

Si pagano pedaggi e sosta, con entrate fiscali giù di 2,5 mld

Redazione ANSA ROMA

Parlando di auto e di ecomobilità, la Norvegia, a cominciare dal principe ereditario Haakon, si sta spostando sempre più verso l'elettrico, tanto che a fine anno - lo ha dichiarato Christina Bu, segretario generale dell'Associazione Norvegese Veicoli Elettrici - si dovrebbe superare il fatidico 50% delle immatricolazioni di EV rispetto alle altre tipologie di motori.

Un rapporto, recentemente pubblicato in Francia da Autoactu, evidenza però un mutamento nell'atteggiamento delle autorità e di molti altri attori della mobilità in quel Paese.
E' il caso dei pedaggi urbani, che stanno aumentando anche per le auto elettriche: un utente che possiede il suo quinto EV, afferma ad esempio che la spesa giornaliera è passata dal corrispettivo di 10 dollari a 15 dollari. Stanno scomparendo alcuni vantaggi specifici, come la sosta gratuite o la ricarica delle batterie nei parcheggi pubblici a costo zero.

Anche il privilegio di usare le corsie dei bus è ora condizionato in alcuni casi alla presenza di almeno due persone a bordo, in quanto le autorità affermano che ci sono troppe auto elettriche nelle ore di punta, e ciò causa ritardi ai mezzi pubblici. Anche le esenzioni fiscali - che erano state garantite fino al 2021 - sono sempre più messe in discussione.

"In Norvegia abbiamo sovvenzionato le auto elettriche perché i loro livelli di emissioni di CO2 sono inferiori rispetto a quelle convenzionali - ha osservato Bjart Holtsmark, ricercatore presso il Norwegian Institute of Statistics -. Ma ci sono molti altri costi sociali di cui tenere conto, come ingorghi e incidenti, indipendentemente dal tipo di auto".

E si scopre così, secondo Gjensidige, il più grande assicuratore norvegese, che le auto elettriche sono coinvolte in incidenti il 20% in più rispetto ai modelli diesel o benzina, a causa della loro capacità di accelerare da fermo molto più rapidamente. I modelli elettrici sono dunque più puliti, ma cominciano ad essere messi in discussione perché la loro incentivazione ha un costo per il Paese, e il contributo alle entrate fiscali è inferiore: oggi sono 2,6 miliardi di euro in meno rispetto al 2007.

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