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Coronavirus, la vita nella fase 1. Italiani e lockdown, sveglia tardi e uniti a tavola

Coronavirus, la vita nella fase 1. Italiani e lockdown, sveglia tardi e uniti a tavola

L'Istat, 1 su 2 lavora a casa, videochiamate e canti dal balcone

ROMA, 06 giugno 2020, 10:40

di Marianna Berti

ANSACheck

Daily life amid coronavirus lockdown in Naples, Italy - RIPRODUZIONE RISERVATA

Daily life amid coronavirus lockdown in Naples, Italy - RIPRODUZIONE RISERVATA
Daily life amid coronavirus lockdown in Naples, Italy - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Tutti a tavola!". Durante le settimane di isolamento il richiamo deve aver echeggiato nelle case degli italiani come non accadeva da tempo. Nel corso della Fase 1 dell'emergenza Covid si è rimasti obbligatoriamente in famiglia a pranzo e a cena, riuniti intorno alla stessa tavola.
    "I pasti sono diventati momenti conviviali anche nei giorni feriali", dice l'Istat nel Report sulla quotidianità adattata al lockdown. La conseguenza? Qualche chilo in più sulla bilancia, molto probabilmente. Un intervistato su quattro confessa di aver abbondato nelle porzioni. Anche perché la metà della popolazione si è cimentata nella panificazione, sfornando pizze e dolci 'homemade'. Gli italiani hanno anche dormito di più: uno su tre ha rimandato la sveglia, specie gli uomini.
    Si lavora meno e quindi ci si riposa di più. Si passano ore in cucina. Ci si riversa sul balcone per cantare. Il canto ha conosciuto un exploit, con un quarto della popolazione che ha messo alla prova le corde vocali. Gli sportivi non si sono arresi, sfruttando ogni superficie utile, compresi i terrazzi condominiali. Ben in 11,5 milioni non hanno ceduto, continuando a praticare l'attività fisica pur se confinati nella propria residenza. E poi la Tv, eterna "compagnia di viaggio", per oltre il 90%.
    La clausura non ha sicuramente impedito di restare a contatto con parenti ed amici, raggiunti telefonicamente, spesso in video. Anzi, circa il 60% ha dedicato ancora più tempo alla cura dei rapporti sociali, accontentandosi di vedersi attraverso lo schermo dello smartphone o del pc. Come era del tutto immaginabile, la stragrande maggioranza ha potuto dedicarsi maggiormente ai figli. Effetto del combinato disposto: niente scuola per i più piccoli e niente ufficio per i più grandi. In una giornata tipo l'Istituto di statistica calcola che abbiano lavorato solo 8,4 milioni di italiani, la metà rispetto a quanto si registrava in epoca pre-pandemia. E tra chi ha proseguito nella propria occupazione il 44%, per un totale di 3,7 milioni, lo ha fatto collegandosi da casa.
    Percentuali, numeri, che raccontano come l'obbligo di non uscire abbia "stravolto la quotidianità" dei cittadini. A parlare così è lo stesso Istat. Ogni aspetto è stato toccato. Se è vero che anche le attività "fisiologiche", come mangiare e dormire, si sono trasformate. La prima reazione è stata quella di "ripiegare" su ciò che è consentito all'interno delle mura domestiche, "senza rinunciare alla creatività", e di prendere la palla al balzo per "fare sperimentazioni", soprattutto di ricette culinarie, e "dedicarsi a quanto rimandato da tempo", come prendere in mano un libro (che gli italiani vogliono, almeno quello, ancora cartaceo).
    C'è però qualcosa che non cambia. I divari di genere si ritrovano, pur se attutiti. Chi pulisce i pavimenti? Circa il 70% delle donne contro il 40% degli uomini. Differenze di genere che l'Istat riconosce "molto elevate" pur se mitigate durante la fase di lockdown. Non si smuove il "forte gap" che caratterizza la preparazione dei pasti. Lo chef in casa è donna nel doppio dei casi.
    Giovanissimi a parte, l'indagine copre la popolazione maggiorenne, si scopre che avendo più tempo a disposizione, oltre un terzo degli studenti, a questo punto maturandi o universitari, ha studiato di più. Senza comunque trascurare, specie i ragazzi, i videogame.
    Insomma gli italiani non si sono lasciati abbattere dal virus e dall'isolamento. Perfino la cura di sé, come pettinarsi o truccarsi, ha trovato più spazio. Questa è stata la Fase 1. E l'Istat, adesso che si inizia a parlare di Fase 3, ce lo ricorda. 
   

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