Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Buon compleanno Pedro, i 70 anni di Almodovar, il re del cinema movida

Buon compleanno Pedro, i 70 anni di Almodovar, il re del cinema movida

Oltre 20 film sul filo autobiografia, Oscar e Leone carriera

ROMA, 24 settembre 2019, 20:58

Giorgio Gosetti

ANSACheck

Pedro Almodovar, 70 anni tra mondo pop e gineceo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Pedro Almodovar, 70 anni tra mondo pop e gineceo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Pedro Almodovar, 70 anni tra mondo pop e gineceo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Buon compleanno Pedro Almodovar, il regista spagnolo che ha travolto come un tornado il cinema del suo paese, ne ha fatto un punto di riferimento mondiale di vitale trasgressione e novità culturale, festeggia il 25 settembre 70 anni. Il primo segno del suo talento, un lampo luminoso colto subito dagli appassionati e dai festival internazionali, risale al 1980 con l'autobiografico, graffiante, ironico "Pepi, Luci, Bon y otra chicas del monton". Allora il provinciale Pedro Almodovar Caballero, nato il 25 settembre 1949 a Calatrava nella Mancha, viveva a Madrid, si è diplomato alla Scuola di Cinema, ma si guadagna da vivere alla Società Telefonica, si mette alla prova in un gruppo teatrale, scrive racconti e fumetti.

Il successo inaspettato e imprevedibile del suo esordio gli punta addosso i riflettori della notorietà nonostante lo stile sperimentale e volutamente fumettistico della pellicola. Da un lato fissa i punti fondamentali del suo cinema migliore (autobiografismo, libertà stilistica, gusto pop e colorato dell'immagine), dall'altro mette in luce una compagnia d'attori e tecnici che diventeranno la sua famiglia e si riuniranno a intervalli regolari sotto le insegne della compagnia di produzione che fonda insieme al fratello minore Agustin, un chimico poi arruolato a vita nell'universo cinematografico di Pedro. Grazie al successo internazionale passano appena due anni e il "marchio Almodovar" si conferma con "Labirinto di passioni" presentato tra molte polemiche alla Mostra di Venezia l'anno dopo. Alle ormai fedelissime Carmen Maura e Cecilia Roth si aggiungono adesso Imanol Arias (al tempo astro emergente) e il giovanissimo Antonio Banderas che del regista diventerà l'alter ego come di illustra perfettamente nel recente "Dolor y Gloria".

E poi sarà la volta di Marisa Paredes, Rossy de Palma, Maria Barranco: un autentico gineceo che è indizio di complicità, sintonia e desiderio di fotografare l'animo femminile da parte di un uomo che non ha mai fatto mistero della sua omosessualità vissuta in piena vista. Il cinema di Almodovar nei primi anni '80 è il simbolo della rinascita spagnola dopo il lungo oscurantismo dell'epoca del caudillo Franco. Nel giovane regista vivono gli echi anarchici del surrealista Bunuel e il fiero spirito libertario di Carlos Saura; ma ci sono anche i fantasmi di Fellini, l'irridente scandalo di Bigas Luna, la vivacità della macchina da presa imparata sui testi della Nouvelle Vague e l'originalità espressiva con cui Fassbinder aveva sdoganato il difficile tema dell'omosessualità sullo schermo. Eppure perché tutti questi elementi si fondano in una perfetta armonia cui corrisponde il grande successo di massa bisogna attendere il 1988 con il boom di "Donne sull'orlo di una crisi di nervi", trionfatore ai Goya (il David di Donatello spagnolo), candidato all'Oscar, presentato in concorso a quella Mostra di Venezia che quest'anno gli ha consegnato il Leone d'oro alla carriera.

Dodici anni dopo con l'emozionante e intimo "Tutto su mia madre" Almodovar conquisterà anche i perbenisti votanti dell'Oscar e si porterà a casa la statuetta per il miglior film straniero. Con 22 lungometraggi alle spalle (cui vanno aggiunti i numerosi corti degli anni '70), Don Pedro è ormai un'istituzione: ha attraversato tutti i linguaggi e gli stili del cinema, eccellendo nella commedia, nel melodramma (il suo genere preferito), ma con scorribande anche attraverso i generi come il noir e l'erotico. Con "Dolor y Gloria" ha regalato al suo pubblico una sorta di bilancio di vita a cuore aperto, mettendo in scena il suo alter ego "felliniano" (Antonio Banderas) nel ruolo di un regista alle prese con la crisi della mezza età e i molti pentimenti per la sua vita personale. Con gli anni la provocazione si è fatta meditazione, l'ironia si è mutata in compassione per le debolezze del corpo e della mente, l'autobiografia è diventata linguaggio. Ma lo stile - sezionato dai critici e diviso meticolosamente in periodi diversi della sua opera - è rimasto intatto: un marchio di fabbrica che si coglie in ogni inquadratura, in ogni espressione, in ogni cromatismo da una pellicola all'altra. Forse il suo 70/o compleanno è oggi venato da una nota di mestizia; ma nulla può togliere a noi spettatori il gusto aspro della vita che Pedro Almodovar ha saputo regalarci. Due generazioni di spettatori gli devono un brindisi augurale per questo dono inimitabile.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza