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Isabelle Huppert, il cinema? La mia finestra sul mondo

Isabelle Huppert, il cinema? La mia finestra sul mondo

A Roma premio alla carriera, nel cuore i Taviani

ROMA, 21 ottobre 2018, 15:12

di Alessandra Magliaro

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Isabelle Huppert alla Festa di Roma, premio alla carriera. Con un abito da sera Giorgio Armani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Isabelle Huppert alla Festa di Roma, premio alla carriera. Con un abito da sera Giorgio Armani - RIPRODUZIONE RISERVATA
Isabelle Huppert alla Festa di Roma, premio alla carriera. Con un abito da sera Giorgio Armani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dici Isabelle Huppert e subito pensi ad un bel film con atmosfere letterarie (Madame Bovary per citarne solo uno), ad una donna tenace che ti mette in tensione (Elle di Paul Verhoeven, La Pianista di Michael Haneke), una cattiva maestra (La cerimonie di Claude Chabrol). Dici Isabelle Huppert e dici la quintessenza della recitazione francese di alta classe e le decine di premi (Cesars, Coppa Volpi a Venezia, Cannes, Berlino, manca solo l'Oscar sfiorato due anni fa con Elle) lo testimoniano. Arriva alla Festa di Roma per il premio alla carriera, 65 anni solo sul passaporto, con quello charme parigino da manuale degli stereotipi e si racconta. Parla in francese ma per ricordare Vittorio Taviani che con Paolo l'ha diretta nelle Affinità Elettive (ancora un romanzo, Goethe) nel 1996 sceglie l'italiano: "intelligenti, attenti, dolci, umani, straordinari e generosi. Un ricordo splendido come le location in Toscana in cui girammo quel film. Per gli stranieri e anche per me l'Italia è bellezza, quei paesaggi, quella luce". Cita Bellocchio e Bolognini tra i nostri registi con cui ha lavorato e parla del cinema in generale. "Il cinema è diventato una finestra sul mondo, sempre più politico. Per molto tempo è stato entertainment, intrattenimento e in parte lo è ancora ma è diventato anche domande stimolanti per gli spettatori, qualcosa che resta e che spinge a cercare risposte in ciascuno di noi", ha detto.
    Come Cate Blanchett anche Isabelle Huppert ha parlato del mestiere di attrice e di personaggi. "Mi sento vicina e non vicina allo stesso tempo. Nulla di quello che interpreto ha a che fare con la mia storia, ma a livello segreto sono vicina e mi appartiene. Non dico mai che un ruolo che interpreto è il mio opposto perchè non può essere: non è me stessa ma è qualcosa di me. I personaggi si dividono in più vicini a espressioni quotidiane della mia vita o in prossimi alle fantasie che si hanno su se stessi, ma poco cambia entrambi sono finzione e il cinema è l'arte di restituire sentimento e verità a qualunque storia". I suoi ruoli preferiti? "Li amo tutti, certo alcuni hanno colpito il pubblico più di altri, come Elle e La Pianista, ma per me anche i film meno noti sono importanti. Devo ammettere - dice ancora - di aver avuto molta fortuna: non c'è un film che non ho potuto fare volendolo. E poi come diceva Hitchcock 'dopotutto è solo un film', si possono commettere errori ma non sono cose gravi".
    Il cinema, sostiene la Huppert, "è continuo confronto con se stessi, raccogliere la sfida di trasformarsi. Non bisogna avere paura di farlo, molti attori la hanno. Tanti film non ho ancora fatto, saranno per me stelle nascoste da rivelare, ci incontreremo presto".
   

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