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Le regole per la valigia perfetta

Le regole per la valigia perfetta

Da Silvia Bisconti le regole per organizzarsi, scegliendo i capi da mixare

29 novembre 2019, 17:05

di Gioia Giudici

ANSACheck

Valigia in preparazione foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Valigia in preparazione foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Valigia in preparazione foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ogni viaggio lo stesso dilemma: farà caldo? farà fresco la sera? e se aggiungessi ancora qualcosa? Per poi ritrovarsi, inevitabilmente, con il bagaglio tutto sbagliato: i tacchi per l'isola deserta, i top per il paese musulmano. Che la valigia sia il cruccio di ogni donna lo sa bene Silvia Bisconti, viaggiatrice per passione e per lavoro, sei mesi a Belluno e sei mesi in giro per il mondo, India in primis, a cercare tessuti speciali per la sua Raptus & Rose, linea di 'moda liberata', come dice lei, che mira a vestire donne di ogni taglia ed età.
Da frequent flyer, Silvia ha elaborato una sua teoria sulla valigia perfetta, con cui ha deciso di aprire il suo primo libro, 'Diario di una viaggiatrice eccentrica', edito da la Nave di Teseo e presentato al teatro Franco Parenti di Milano.
Regola numero 1: "prendersi un giorno di tempo, sembra tanto, ma è tutto guadagnato". Regola numero 2: ""solo bagaglio a mano. Può sembrare difficile, soprattutto se non si viaggia in luoghi caldi, ma basta - spiega lei - organizzarsi bene". Contro l'ansia da partenza, arriva in soccorso la regola del tre: "mai più di tre cose per categoria, partendo da un colore di base per poi aggiungere delle sfumature complementari con cui mixare tutto. Di alcune cose, poi, basta un solo pezzo, ma con più possibilità utilizzo". Un esempio? "I leggings neri, comodi sotto il vestito, per viaggiare, per correre, insieme alle sneakers per visitare una città". E per sentirsi sempre a posto? "Io ho creato un abito a sottoveste tagliato a sbieco, il perfecto dress, ci ho messo 6 mesi per realizzarlo perché volevo che stesse bene a tutte donne, di tutte le tipologie e forme, ed è diventato il mio abito universale perché non si stropiccia, lo lavi nel lavandino dell'albergo e si asciuga in un'ora. Lo metti per la spiaggia con le infradito, di sera con i sandali". E poi in valigia non dovrebbero mai mancare i foulard, da usare come sciarpe, turbanti, cinture o annodati come top. E la pashmina, che in aereo vale come una copertina, in albergo ti salva dall'aria condizionata, di sera diventa uno scialle elegante. Eh si, facile quando fa caldo, ma d'inverno? "Un'altra regola è quella di portare solo cose leggerissime, non per stagionalità ma per peso. Se metti in valigia la felpa pesante occupa tutto lo spazio, meglio allora il maglioncino in mohair che non pesa niente ed è altrettanto caldo". Per chi cambia albergo spesso, poi, Chiara consiglia di dotarsi di bustine con cui organizzare gli spazi interni della valigia come se fosse un piccolo armadio, senza dover disfare il bagaglio ogni volta.
Scegliere gli abiti giusti per Silvia aiuta anche a vivere in modo diverso il viaggio, e lei lo racconta benissimo nel suo libro, che è un po' taccuino un po' flusso di coscienza un po' manuale. "I vestiti fanno parte dell'immedesimazione con luogo, dal fatto che banalmente, per rispetto, se vai in un paese musulmano ti devi portare pantalone lungo e avere le braccia coperte, al passaggio successivo, estetico. Se passo la giornata nei giardini inglesi non mi vesto con la felpa arancione, ma con un abito a fiori e gli stivali di gomma e mi sento più vicina al mondo che sto attraversando". Anche questo è un modo per passare da "spettatori turisti ad attori protagonisti" e fa molto parte della 'moda liberata' di Chiara, per la quale "i vestiti sono il manifesto della nostra anima, vengono considerati frivoli ma raccontano chi siamo, e più ci avviciniamo alla nostra anima più ci liberiamo. Dalla donna austera a quella frivola, il vestito muove sempre qualcosa e vorrei che lo facesse in modo giusto, umano, non come un'imposizione del marketing". Così, per la sua Raptus and rose, Silvia ha scelto come modelle le sue clienti e le donne che lavorano con lei e ogni anno, insieme all'associazione Oncologica San Bassiano, organizza una sfilata con protagoniste le donne in cura, "che sfilano in mezzo alla gente, senza pietismo, ma sentendosi delle regine".

 

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