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  • Da Salgado a Balla e mostra sui primi 10 anni, Maxxi riapre
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Da Salgado a Balla e mostra sui primi 10 anni, Maxxi riapre

Melandri, abbiamo tutte le misure per esserci anche nel weekend

Roma ANSAcom

“In questo momento in cui non si può viaggiare, beh, al Maxxi si può incontrare il mondo”. Sotto le grandi insegne al neon nelle gallerie disegnate da Zaha Hadid, Giovanna Melandri racconta che qui, al Museo nazionale delle arti del XXI secolo, “in realtà il lavoro non si è mai veramente fermato". Durante il lockdown, dice la presidente della Fondazione Maxxi, “abbiamo lavorato al rafforzamento della collezione pubblica, ci siamo trasformati in un piccolo broadcasting da più di 15 milioni di visualizzazioni e abbiamo continuato l’attività di ricerca, scavo e indagine".
Ora si riparte con una "maxxi"-riapertura, per giocare con le parole, già da domani con la prima mostra in calendario, “Una storia per il futuro. Dieci anni di Maxxi” a cura di Hou Hanru (17 febbraio - 29 agosto) e realizzata in collaborazione con l’ANSA, seguita da un programma fitto di altre otto esposizioni, tre focus di collezione (su Navin Rawanchaikul, Scarpa/Olivetti e Luca Vitone), sei progetti artistici speciali.
“Sono stati mesi difficili”, prosegue la presidente, che in attesa di aprire finalmente anche la sede de L’Aquila (“Museo e mostra sono pronti. Attendiamo solo che la situazione dei contagi nella regione ce lo permetta”), può contare sull’importante conferma di Enel come socio fondatore per il terzo triennio e la nuova partnership con Swatch art peace Hotel. "Il Maxxi - dice - è più di un museo, è un laboratorio di futuro”, frutto del lavoro di “una straordinaria intelligenza collettiva, anche molto femminile”.
Lo racconta bene la “mostra non mostra”, come dice lei, “Una storia per il futuro”, che ripercorre il primo decennio del museo, in parallelo con gli eventi accaduto nel mondo, “così spesso anticipati dagli artisti stessi. Una mostra – dice – che racconta la storia di una piccola istituzione, immersa nella grande storia mondiale. Una realtà piccola, sì – aggiunge - che non rinuncia però a essere luogo di pensiero critico, di visioni per il mondo nuovo che dobbiamo costruire dopo la pandemia. Perché questa situazione ha accelerato grandi tendenze, dall’innovazione tecnologica al digitale, ma ha anche accentuato distanze e crisi sociali. E credo che obblighi una istituzione come la nostra a dare il proprio contributo”.
Il programma, difficile da condensare, prosegue a marzo con una figura centrale come “Aldo Rossi. L’architetto e le città” e poi con la collettiva “Più grande di me. Voci eroiche dall’ex Jugoslavia”, che con oltre 50 artisti, da Marina Abramović a Igor Grubic, esplora il fermento dei paesi al di là dell'Adriatico, segnando anche una nuova tappa del filone di ricerca su Medio Oriente e Mediterraneo. A ottobre, ecco uno dei più grandi fotografi del nostro tempo, Sebastião Salgado, per la prima volta in Italia con il frutto dei suoi sei anni nella foresta Amazzonica; e uno degli artisti più controversi della scena internazionale, come Thomas Hirschhorn. A novembre, “Buone Nuove” sulle donne architette e l’evoluzione di una professione a partire dal ‘900. E ancora, la realtà aumentata di Cao Fei, Alberto Burri, Mario Giacomelli. E c’è il recupero di CasaBalla con l’attesa apertura al pubblico della dimora futurista di Giacomo Balla in via Oslavia, messa in dialogo con le opere esposte in galleria dell’artista e di altri designer dell’oggi.
Unico rammarico in queste prime giornate di “normalità”, non poter aprire anche nel week end. "Ci addolora – dice la Melandri –. Venire al museo non può e non deve essere un lusso. Durante la settimana si lavora. Non tutti possono trovare due-tre ore per venire qui. Noi abbiamo la fortuna di gestire spazi immensi e stiamo offrendo visite in totale sicurezza, distanziati, con prenotazione obbligatoria, vigilanza sugli assembramenti. Perché non il sabato e la domenica? Spero veramente si possa andare in questa direzione al più presto”.

In collaborazione con:
MAXXI

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