L'agguato a Pio La Torre, 37 anni fa,
diede un forte impulso al cambiamento della Sicilia. "Si portava
dietro l'immagine di terra di mafia, diventò territorio di
antimafia e di pace", ha detto il segretario regionale del Pd,
Davide Faraone, durante la commemorazione dell'esponente del Pci
nel luogo in cui il 30 aprile 1982 venne ucciso con il suo
collaboratore Rosario Di Salvo. Faraone ha ricordato le due
grandi iniziative promosse da La Torre: la legge antimafia che,
dopo la sua morte, venne approvata nel testo condiviso con
l'allora ministro Virginio Rognoni e la battaglia contro
l'installazione di missili a Comiso. Con la legge antimafia
venne introdotto nel codice penale il reato di associazione
mafiosa e vennero previste misure patrimoniali nei confronti dei
boss. Quando La Torre venne ucciso era anche impegnato in una
iniziativa contro i missili di Comiso: aveva raccolto un milione
di firme e aveva organizzato una grande manifestazione. Anche
questo impegno di La Torre è stato ricordato da Faraone come una
mobilitazione per la pace nel Mediterraneo scosso anche allora
da venti di guerra. Il sindaco Leoluca Orlando ha ripercorso le
tracce dei collegamenti tra l'agguato a La Torre e le uccisioni
di Piersanti Mattarella e Carlo Alberto Dalla Chiesa. Unico,
secondo Orlando, il loro progetto: quello di "combattere la
mafia dentro le istituzioni". In via Limuli, dove il segretario
siciliano del Pci venne assassinato, c'erano dirigenti delle
forze di polizia, esponenti del Pd, rappresentanti
dell'Assemblea regionale siciliana, componenti della giunta
regionale, sindacalisti.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA