(di Eva Bosco) Silvana Saguto è fuori
dalla magistratura. La sezione disciplinare del Csm, accogliendo
le richieste del sostituto procuratore generale della
Cassazione, Mario Fresa, ha deciso la sanzione massima per la ex
presidente delle Misure di prevenzione del tribunale di Palermo
finita sotto processo a Caltanissetta e accusata di aver dato
vita a un vero e proprio sistema che, secondo i pm, avrebbe
consentito una gestione molto disinvolta dei beni confiscati
alla mafia attraverso una rete di amministratori giudiziari
scelti tra familiari e amici. Capi di imputazione che saranno
valutati a processo. Nel frattempo il Csm ha chiuso il
procedimento a suo carico per le violazioni disciplinari. Oggi
nel corso dell'udienza sono più volte tornati i nomi
dell'ingegner Lorenzo Caramma, marito della Saguto, per gli
incarichi di consulenza che ha ottenuto, e quello dell'avvocato
Gaetano Cappellano Seminara, per anni amministratore
giudiziario. Poi, al termine della camera di consiglio, il Csm
ha deciso di estromettere Saguto dai ranghi della magistratura.
Sanzioni più lievi per due ex giudici a latere della Saguto,ß
che avevano procedimenti collegati di fronte al Csm: per Fabio
Licata, che oggi è giudice a Patti, perdita di due mesi di
anzianità; per Lorenzo Chiaramonte (trasferito a Marsala), la
censura. Assoluzione invece per Guglielmo Muntoni, presidente
della sezione Misure di Prevenzione di Roma, che non è imputato
a Caltanissetta: per lui la procedura disciplinare era legata
all'ipotesi di un suo interessamento per fare avere un incarico
al marito della Saguto. Assolto anche Tommaso Virga, già
componente del Csm, ora alla corte d'appello di Roma: suo figlio
Walter, avvocato, è fra gli amministratori finiti al centro del
caso Saguto. La decisione su Silvana Saguto è arrivata dopo che
negli ultimi mesi una serie di udienze erano state rinviate,
perché lei aveva presentato altrettanti certificati medici senza
mai presentarsi a Palazzo dei Marescialli. Il 22 febbraio, dopo
l'ennesimo slittamento, il Csm le aveva dato la possibilità di
utilizzare una videoconferenza dal tribunale di Palermo
consentendole un altro mese di tempo. Si arriva così ad oggi,
quando Saguto non si è presentata in udienza e ha deciso di non
avvalersi della videoconferenza, chiedendo un altro rinvio dal
momento che "non intende rinunciare alla facoltà di rendere
dichiarazioni spontanee", ha detto Eleonora Savio, avvocato che
in sostituzione di Giulia Bongiorno l'ha rappresentata di fronte
alla disciplinare. Istanza respinta dal Csm, che ha ritenuto non
sussistesse il legittimo impedimento. Dura la requisitoria del
sostituto Procuratore generale della Cassazione Mario Fresa:
"Sono mesi che Saguto non consente di proseguire nè il suo nè
gli altri procedimenti collegati. L'ultimo certificato medico
non dice sulla di nuovo ed è datato 21 marzo: oggi è il 29.
Saguto sta tentando si sottrarsi al giudizio per evitare l'onta
della sanzione". Ma la sanzione è arrivata, ed è la più dura.
Saguto se vorrà potrà impugnarla di fronte alle sezioni unite
civili della Cassazione.
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