"Il condannato non deve essere
segnato in modo irreversibile dal suo reato, il detenuto è una
persona in continua evoluzione e la costituzione scommette su di
lui". Così il giudice della Corte Costituzionale Francesco
Viganò durante un incontro con i detenuti del carcere di Marassi
a Genova, nell'ambito del progetto 'Viaggio in Italia: la Corte
costituzionali nelle carceri'.
La lezione, che si è sviluppata attorno all'articolo 27 della
Costituzione, 'tendere alla rieducazione', si è svolta nel
teatro del carcere alla presenza di un centinaio di detenuti,
degli appartenenti alla polizia penitenziaria, del direttore
della struttura Maria Milano e del provveditore del
Dipartimento amministrazione penitenziaria Liberato Guerriero.
"La mia presenza qui - continua Viganò - vuole essere un
segnale di come la costituzione deve entrare dentro queste mura
e io qui lo faccio come rappresentante di una delle istituzioni
più importanti, la Corte Costituzionale".
Il giudice Viganò, che al termine ha ricevuto un lungo
applauso, ha più volte sottolineato come la "pena debba essere
rieducativa, deve guardare al futuro e deve evolversi in un'
opportunità offerta a chi ha violato le leggi per poter guardare
avanti e ricominciare. La pena deve essere l'inizio di un
percorso interno, per poi proseguire anche all'esterno. Ruolo
fondamentale è quello della polizia penitenziaria, ma anche
della politica e della società. Bisogna accompagnare il detenuto
nel suo percorso". I detenuti hanno posto domande, soprattutto
in materia di costituzionalità di leggi riguardanti le pene,
spesso diverse nonostante il reato sia lo stesso. Tra le
richieste, gli spazi di 'affettività', non previsti negli
istituti carcerari italiani.
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