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Scoperte micro discariche abusive sul Vesuvio

Monitoraggio di 21 associazioni nei 13 comuni del Parco

Redazione ANSA ERCOLANO (NAPOLI)

ERCOLANO (NAPOLI) - Micro discariche abusive, strade invase da rifiuti, sentieri protetti deturpati: è quanto documentato da ventuno associazioni ambientaliste, capitanate da Primaurora, nei tredici comuni del Parco Nazionale del Vesuvio. Dall'impegno ne è nato un esposto inviato alle autorità competenti. L'azione di monitoraggio, svolta con immagini georeferenziate, ha messo in luce buona parte dei siti di scarico, sversamento e di bruciamento di rifiuti presenti entro i confini amministrativi dei comuni di Boscotrecase, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant'Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre del Greco, Trecase. Non sono state rilevate criticità di rilievo per il Comune di Boscoreale, per l'esiguo margine di territorio presente entro i confini dell'area protetta. "Va sottolineato che la ricerca e la segnalazione di tali siti non può che essere considerato un computo per difetto, vista la larghissima diffusione di queste discariche estemporanee con rifiuti di vario genere e pericolosità", spiegano i componenti della Rete del Vesuvio. Dall'analisi è emerso che spesso sono intere strade ad essere oggetto dell'abbandono dei rifiuti come avviene per la Zabatta, tra San Giuseppe e Terzigno o via Vesuvio ad Ercolano; molto spesso sono le vie vicinali ad essere interessate a questa problematica, altre volte lo sono quelle zone, come via Novelle Castelluccio a Ercolano, limitrofe alle discariche storiche come l'Ammendola - Formisano. Casi analoghi sono stati riscontrati presso altre discariche come la Porcilaia tra Torre del Greco e Trecase, Cava Sari e Cava Ranieri a Terzigno e Cava La Marca tra Somma e Ottaviano. E dallo scempio non sono esenti i sentieri del Parco: quello della Profica a San Giuseppe Vesuviano, il 'Trenino a Cremagliera' tra San Sebastiano ed Ercolano e quello dell'Olivella a Sant'Anastasia. Da qui l'appello delle associazioni ambientaliste: "La speranza è che gli enti preposti, a cui è indirizzato l'esposto, ovvero Ente Parco, Comuni, Regione e Carabinieri Forestali attuino tutte quelle azioni necessarie alla bonifica di quei siti e, soprattutto, mettano in atto quelle operazioni tali affinché questi non ritornino ad essere ricettacolo di rifiuti e luoghi malsani".

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