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Responsabilità Editoriale Gruppo Italia Energia

E’ il clima il nuovo credo della fiscalità europea

Verso riforma della tassazione energetica e carbon tax alle frontiere Ue. Ma nodo stop ai fossili della Bei. L’Italia aderisce alla coalizione dei ministri finanziari per il climate change (articolo di Quotidiano Energia)

Quotidiano Energia - Settimana all’insegna della nuova fiscalità climatica ed energetica quella appena conclusa: dalla riunione del Cda della Banca europea per gli investimenti (Bei) dedicato allo stop ai finanziamenti ai fossili a un rapporto della Commissione Ue che boccia senza mezzi termini le attuali regole sulla tassazione dell’energia contenute nella direttiva 2003/96/CE, la cui riforma è stata poi discussa dall’Eurogruppo ed Ecofin informale di venerdì e sabato assieme all’ipotesi di una carbon tax alle frontiere dell’Unione.


Il tutto passando per la richiesta dell’Italia di scorporare gli investimenti “green” dal calcolo del deficit, anch’essa ventilata alla riunione dei ministri economici europei di Helsinki.

Quanto alla proposta di interrompere dal 2021 i finanziamenti Bei ai progetti per le infrastrutture energetiche direttamente associate ai combustibili fossili, il Cda di martedì ha in realtà deciso di non decidere. Una nota della Banca annuncia che “le deliberazioni dettagliate sulla nuova bozza di politica di finanziamento nel settore energetico dovrebbero riprendere in occasione della prossima riunione che si terrà a Lussemburgo il 15 ottobre prossimo”.

Secondo indiscrezioni, il Cda non sarebbe stato in grado di arrivare a una decisione definitiva stante i contrasti tra i 29 rappresentanti dell’organismo (uno per ciascun Paese Ue più uno della Commissione).

E’ chiaro però che il “Green Deal” annunciato dal presidente designato del nuovo esecutivo comunitario, Ursula von der Layen, dovrà giocoforza passare per una profonda revisione delle politiche di finanziamento e fiscali della Ue.

In questo senso, Bruxelles è decisa a portare a termine la riforma della direttiva 2003/96/CE sulla tassazione dell’energia (Etd), un dossier che – assieme a quello della carbon-tax alle frontiere – è stato affidato al commissario designato all’Economia Paolo Gentiloni. Un dettagliato rapporto pubblicato alla vigilia dell’Ecofin di Helsinki giunge alla conclusione che la Etd “non fornisce più il positivo contributo di quando entrò in vigore nel 2003”, perché “la tecnologia, le aliquote fiscali nazionali e i mercati dell’energia si sono considerevolmente evoluti negli ultimi 15 anni”.

Ad esempio, “non esiste un collegamento tra l’aliquota di tassazione minima dei carburanti e il loro contenuto di energia e di CO2”. Inoltre, dalle indagini della Commissione è emersa “una sensibile divergenza tra le aliquote fiscali nazionali, che non è in linea con altri strumenti politici e può portare a una frammentazione del mercato interno, un problema esacerbato dal largo utilizzo di esenzioni fiscali”.

Il rapporto rileva dunque che la direttiva Etd - che tra l’altro “non riflette l’attuale mix energetico della Ue” - presenta “sovrapposizioni, gap e incongruenze che ostacolano in modo significativo gli obiettivi Ue in materia di energia, ambiente, cambiamenti climatici e trasporti”.

Le indicazioni del rapporto sono state sposate dalla presidenza finlandese del Consiglio, che in occasione dell’Ecofin ha esortato i 28 a trovare un’intesa sulla riforma della Etd. “Abbiamo concordato tutti che la tassazione energetica può essere usata per il raggiungimento degli obiettivi energetico-climatici”, ha dichiarato al termine dell’incontro il ministro delle Finanze finlandese, Mika Lintila, secondo il quale i livelli minimi di tassazione previsti dall’attuale direttiva, che peraltro escludono l’aviazione internazionale e i trasporti marittimi, “non riflettono nessuna logica specifica e sono troppo bassi, con l’effetto di non incoraggiare le tecnologie efficienti e le attività a zero emissioni”.

Al termine dell’Ecofin di Helskini - che ha anche discusso della proposta di carbon tax sui beni importati nella Ue contenuta nel programma dell’esecutivo von der Leyen - il nuovo ministro dell’Economia e delle Finanze italiano, Roberto Gualtieri, ha reso noto che negli incontri “è emersa la disponibilità della Commissione ad approfondire forme per proteggere e favorire gli investimenti legati alle grandi priorità, a partire dal clima”. Si tratta, secondo il ministro, “dell’inizio di un processo che porterà la Commissione a presentare poi a dicembre un rapporto sulla revisione delle regole”, anche se – ha aggiunto - è “assolutamente prematuro parlare” di scorporo degli investimenti per il clima dal calcolo del deficit.

Gualtieri ha intanto annunciato l’adesione dell’Italia alla Coalizione dei ministri finanziari per la lotta al cambiamento climatico, organismo creato l’anno scorso composto attualmente da 40 Paesi in prevalenza europei. “Con questa decisione intendiamo rafforzare il nostro impegno per un’economia e una società più verdi a livello nazionale, europeo e globale”, ha spiegato Gualtieri a Helsinki.

I principi fondanti della Coalizione sono l’allineamento delle politiche finanziarie agli impegni dell’Accordo di Parigi, lo scambio di esperienze e buone pratiche, l’attribuzione di un prezzo alla CO2 (“carbon pricing”), l’inclusione del cambiamento climatico nelle politiche macroeconomiche e nella programmazione fiscale (anche in materia di appalti pubblici) e il sostegno alla finanza verde.