Quotidiano Energia - L’Unione Petrolifera torna a mettere sotto la lente i primi rapporti tecnici di Bruxelles nell’ambito dei lavori per l’Action plan sulla finanza sostenibile (tassonomia), e in particolare i sistemi di classificazione delle attività da ritenere sostenibili per accedere ai crediti per gli investimenti.
Come già fatto con il precedente rapporto intermedio sui benchmark (QE 1/8), l’associazione ha inviato le proprie osservazioni sul documento, sottolineando “l’importanza di non escludere dai finanziamenti alcun settore” ed evidenziando “l’esperienza e il background tecnico” della raffinazione “per modificare consistentemente il proprio modello di business e sviluppare tutte quelle tecnologie carbon neutral”.
“Una trasformazione che richiederà forti investimenti nel settore”, osserva UP, “che potranno essere resi possibili solo con una regolamentazione certa, coerente e non discriminatoria che sostenga tutte le tecnologie in grado di migliorare l’efficienza energetica e di ridurre le emissioni climalteranti a costi sostenibili”.
Tre secondo l’associazione i “punti critici” del documento elaborato dal Technical Expert Group europeo. Si parte con il riferimento allo schema Ets come benchmark e l’accesso ai finanziamenti per il 10% dei siti industriali più efficienti, che per UP “escluderebbero dalla tassonomia il 90% della raffinazione in grado invece di realizzare efficaci interventi di de carbonizzazione”. La richiesta, quindi, è di “non adottare il benchmark Ets, ma di valutare caso per caso i singoli investimenti attuabili nel sistema di raffinazione”.
Lato trasporto stradale, l’Unione Petrolifera avverte che il criterio tank-to-wheel “potrebbe addirittura avere effetti controproducenti in termini di emissioni di CO2”, ribadendo che “più opportuno ed efficace sarebbe riferirsi ad un approccio ‘well-to-wheel’ o, meglio ancora, ad uno basato sul Life Cycle Assessment (Lca) per tener conto anche delle emissioni e del consumo energetico connessi alla produzione e allo smaltimento dei veicoli a fine vita”.
Il terzo punto evidenziato da UP riguarda infine i criteri previsti per i biocaburanti destinati a sostituire i combustibili fossili. “Nella formulazione attuale”, osserva l’associazione, “tali criteri ridurrebbero in modo insostenibile la disponibilità di materie prime per la produzione dei biofuel necessari, a breve e medio termine, al settore dei trasporti stradali e, a lungo termine, ai settori aviazione e marina”. Per questo, viene chiesto di “fare riferimento alle materie prime previste dalla direttiva RED II, frutto di una approfondita analisi di fattibilità, almeno fino al 2030”.