(ANSA) - NAPOLI, 31 LUG - Un mese lontano dalla sua
nipotina, a lottare contro un tumore al pancreas. A salvare la
vita di Mario, nonno a tempo pieno prima della malattia, è stata
l'equipe guidata dal professor Carlo Molino, direttore
dell'Unitá operativa complessa di Chirurgia Generale I e
Chirurgia del pancreas del Cardarelli di Napoli. Mario, colpito
già da mieloma multiplo, se non fosse stato operato, avrebbe
avuto al massimo sei mesi di vita. "Stava male da tempo -
racconta la figlia Elisabetta - Una tac ha mostrato che c'era
qualcosa che non andava al pancreas". Dubbi, ansie, fino alla
diagnosi di tumore, arrivata dopo il trasferimento al Cardarelli
di Napoli. "È una diagnosi infausta - spiega Molino - perché
solo il 20% dei casi è operabile. Spesso la diagnosi arriva
tardi perché il pancreas è in una zona centrale e profonda
dell'addome e dà segnali quando oramai è in stato avanzato".
Mario è stato curato nel Centro di riferimento per la chirurgia
del pancreas di tutta l'Italia Meridionale, fra i pochissimi
riconosciti dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari
regionali (Agenas). Al suo fianco una figlia dalla volontà
incrollabile e l'affetto di un intero reparto. "Siamo andati
avanti un passo alla volta - afferma Molino - anche se abbiamo
dovuto combattere contro un carcinoma molto aggressivo, per
fortuna era senza metastasi e operabile". Mario è stato
ricoverato lo scorso 19 marzo, in pieno lockdown. "Prendevo il
pullman al mattino, alle sette, da Nocera a Napoli, compilavo le
autocertificazioni, facevo un lungo viaggio - ricorda Elisabetta
- Restavo all'esterno dell'ospedale, dove non si poteva entrare.
Erano i medici e gli infermieri a darmi continue notizie sulle
condizioni di mio padre. Poi via, pronta a rientrare a casa". Il
giorno più difficile è stato quello di un'operazione durata
quasi 8 ore. Nel caso di Mario, che in nessun altro centro era
stato reputato operabile, si è proceduto con un intervento di
resezione chirurgica radicale. Dopo un breve periodo in
terapia intensiva, Mario è stato trasferito in reparto dove il
personale gli ha dato un telefono per chiamare casa, per sentire
la voce di sua nipote. Oggi è a casa. "Miriam è stata
felicissima, ha sentito molto la mancanze del nonno", sottolinea
la mamma. Miriam ha scritto una letterina per il nonno e a fare
da postina è stata Elisabetta. "Portavo il cambio dei vestiti a
mio padre e nella busta che consegnavo agli infermieri ho messo
la letterina - aggiunge - mi hanno detto che papà ha pianto
dalla gioia quando l'ha avuta"». Il prossimo controllo medico,
per Mario, è a settembre, ha davanti l'estate per recuperare il
tempo perduto e stare con Miriam e la sua famiglia.
"Ringrazio di aver incontrato medici eccezionali - fa sapere
Elisabetta - Hanno operato mio padre, nonostante le difficoltà,
e sono riusciti a farlo tornare da noi". "Quella del pancreas
- prosegue Molino - è una neoplasia in crescita per incidenza,
con una riduzione dell'età media: in un anno vediamo tra i 200 e
i 300 casi di cui il 75% non è operabile". Al Cardarelli, dal
2102, si interviene nei casi insperabili e non metastatici con
una tecnica ablativa definita 'elettroporazione irreversibile'.
Semplificando, si distruggono le cellule tumorali che vengono
sostituite da tessuto cicatriziale. Al Cardarelli è stato anche
effettuato il primo trapianto, nel Centro-Sud, di cellule
Langherans, deputate al controllo della glicemia. "Le preleviamo
al paziente stesso prima di operarlo - sottolinea Molino - e
dopo vengono reintrodotte". "Garantire ai pazienti le tecniche
chirurgiche e le tecnologie più avanzate è tra le nostre
priorità - spiegano il direttore generale Giuseppe Longo e il
direttore sanitario Giuseppe Russo - Ci conforta sapere che
quanti si ammalano possono trovare in regione una riposta di
altissimo livello, cancellando così lunghi e costosi viaggi
verso altre regioni». (ANSA).