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'Unde malum?' in piazza riflessione con Massimo Cacciari

'Unde malum?' in piazza riflessione con Massimo Cacciari

A Sant'Antonio Abate su iniziativa di don Aniello Pignataro

NAPOLI, 26 giugno 2022, 17:27

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sembra proprio che siamo condannati ad essere liberi: è il messaggio emerso dall'incontro svoltosi a Sant'Antonio Abate, in piazza, con il professor Massimo Cacciari.
    'Pensieri in piazza' il sottotitolo che ha accompagnato la riflessione del filosofo…una piazza che è diventata il luogo del confronto e dello scambio culturale sul modello della scuola peripatetica grazie all'intuizione di don Aniello Pignataro - collaborato nella parte comunicativa dell'evento da Mariailaria Verderame - che ha avuto il coraggio di portare proprio "in piazza", Massimo Cacciari con un argomento tanto antico quanto attuale: Unde malum? (da dove viene il male?). ‹Il tema è impegnativo› ha esordito l'ex sindaco di Venezia ‹il male, non oggi, ma da sempre, è l'interrogativo che filosofi, teologi, uomini comuni si sono posti e continueranno a porsi....› Dall'inequalitas di San Tommaso dove il male è collegato ‹all'ordine naturale della creazione stessa› alle domande di Lattanzio passando per Dante e Kierkegaard, Cacciari ha tenuto l'attenzione per un'ora di un nutrito, folto ed eterogeneo pubblico spaziando tra filosofia e teologia, religione e scienza.
    Fulcro del suo intervento: la libertà, la chiave di volta per comprendere, o almeno cercare di farlo, la natura e le origini del male. ‹Alla radice del suo essere l'uomo ha la facoltà di fare il male› afferma Cacciari citando il male radicale di Kant, ma ‹altrettanto radicale è la nostra libertà che si esprime essenzialmente nell'opposto di fare il male. Dio crea l'uomo buono, incapace di male. Ma l'uomo ha la facoltà di ferirsi e questa facoltà nasce dal peccato originale, Adamo ed Eva feriscono l'originaria bontà. E questa facoltà di ferirsi› prosegue il professore, ‹significa libertà [….] comporta la contraddizione, comporta una lotta che è intradivina [….] attraverso l'affermazione della nostra libertà agiamo all'interno di una economia divina, siamo protagonisti come lo era il figlio all'interno di quell'economia e Dio è un protagonista di quella lotta.Non ha dubbi il professore, Unde malum? ‹Da noi, il male ha certamente radice in noi, dal vulnus, la ferita, che la nostra natura ha, che il filosofo dice essere rimediato con le nostre forze e l'uomo di fede dice ci è stato possibile superarlo grazie ad un evento che ha segnato la storia universale, quell'evento che ci ha fatto acquistare la libertà, libertà che riacquistiamo ogni volta chiedendo aiuto dal fondo della nostra angoscia come per Dante. E l'angoscia giunge ad un punto per cui tu soffochi e allora compi un salto non nel vuoto ma un salto nella possibilità dell'essere libero".›
   

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