E' Napoli la città che ospita la
prima personale della fotografa greca Dimitra Dede. La mostra
sarà visibile da domani, 28 ottobre, fino al 28 gennaio, nella
Spot Home Gallery di Via Toledo. L'esposizione, nata da un'idea
di Cristina Ferraiuolo che ne ha curato la realizzazione insieme
con Michael Ackerman, presenta 63 opere frutto di un percorso di
anni di ricerca artistica che hanno portato all'affermazione
della Dede, hanno sottolineato oggi gli organizzatori, quale una
delle più interessanti interpreti della fotografia
contemporanea. Titolo dell'esposizione è 'Apeiron', inteso come
il principio, infinito ed eterno, da dove tutte le cose hanno
origine e in cui si dissolvono, concetto attorno al quale ruota
l'intera produzione artistica di Dede.
La mostra racchiude immagini della prima monografia
dell'artista 'Mayflies', apprezzata dalla critica, e opere
inedite tra cui la serie 'Dragon House', racconto poetico di un
impervio cammino verso 'casa' in un luogo arcaico denso di miti
e di ricordi da custodire e tramandare.
''La mia fotografia - ha spiegato Dimitra Dede - non vuole
lanciare messaggi, ma piuttosto invitare chi la guarda a porsi
delle domande. Credo che l'elemento del mistero sia fondamentale
perché apre e invita tutti a una riflessione, a interrogarsi
rispetto a temi come la vita, la morte. E' una fotografia non
assertiva e non documentale''. Una potenza espressiva che è
determinata anche dal violento e tormentato processo creativo di
manipolazione e alterazione delle immagini, si sottolinea
ancora. L'artista infatti attacca i negativi con bruciature
chimiche, cera, fuoco, solarizzazione, vernice ed usa tutto ciò
che può per imprimervi i segni delle sue sofferenze così che il
processo di trasmutazione della materia diviene un percorso
catartico che le consente di elaborare il dolore e di
raggiungere l'armonia ricomponendo i pezzi frammentati della sua
esistenza di donna, figlia, madre e artista. Ed anche la carta
giapponese utilizzata per stampare le fotografie, la Taizan,
preziosa, sottile, leggera ma resistente, richiama ad
un'assonanza con un femminile materno che coniuga fragilità e
forza, amore e cura.
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