Nuovo impegno britannico nella
battaglia sui cambiamenti climatici in vista della conferenza
Onu CoP 26 in programma a Glasgow nel 2021: appuntamento
rinviato di un anno a causa dell'emergenza Covid e di cui il
governo di Londra detiene la presidenza, con l'Italia in veste
di partner. Il primo ministro Boris Johnson ha infatti
annunciato lo stanziamento di almeno 3 miliardi di dollari per
finanziare nei prossimi 5 anni misure contro il cambiamento
climatico in grado di contribuire a "proteggere e ripristinare"
le biodiversità.
I fondi, precisa Londra in una nota ufficiale, saranno
ritagliati da un più ampio stanziamento da 11,6 miliardi che lo
stesso premier Tory si è già impegnato nei mesi scorsi a mettere
sul piatto nei prossimi anni per una svolta verde dell'economia
sul fronte della produzione alimentare e per sostenere i più
poveri del pianeta.
Fra i progetti destinati a essere finanziati attraverso
questa fetta di 3 miliardi, spicca il Blue Planet Fund,
concepito per tutelare i mari, nonché iniziative contro la
deforestazione e per la protezione di comunità locali tra le più
esposte alle conseguenze dei mutamenti climatici.
L'annuncio di Johnson è stato fatto nel corso di un vertice
virtuale, One Planet Summit, convocato dalla Francia a cui il
premier britannico è intervenuto a una sessione dedicata alla
mobilitazione di "risorse pubbliche e private" per finanziare la
difesa delle biodiversità attraverso soluzioni sostenibili in
termini di attenzione al clima.
Parallelamente, a una tavola rotonda sul tema Clean Power
Transition tenuta in collegamento con il segretario generale
dell'Onu, Antonio Guterres, hanno partecipato pure il ministro
degli Esteri britannico, Dominic Raab, e il presidente della Cop
26, Alok Sharma, a cui Johnson nei giorni scorsi ha deciso di
riservare il compito di organizzare la conferenza di Glasgow in
esclusiva: alleggerendolo dall'incarico di ministro delle
Attività Produttive, per il quale ha nominato invece l'ex
viceministro Kwasi Kwarteng, figlio di genitori ghanesi e altra
figura dell'emergente generazione 'new british' di Tory pro
Brexit provenienti dalle minoranze etniche.
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