Standard Ethics registra un "chiaro spostamento" delle società quotate italiane verso i rating di sostenibilità più elevati, con 22 società del Ftse-Mib 40 che raggiungono l'investment grade e 5 di queste con giudizio EE+ (molto buono). Inoltre il 53% delle società fa riferimento nei codici etici alla dichiarazione dei diritti dell'uomo, il 38% ai documenti dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) e il 25% alle linee guida dell'Ocse.
Il confronto con un precedente studio del 2005 mostra che "l'approccio sistemico e sostenibile è significativamente cresciuto" nelle società italiane. Sono queste alcune delle osservazioni contenute nella nuova guida metodologica elaborata dall'agenzia di rating di sostenibilità per rafforzare l'approccio scientifico ai temi Esg.
"La creazione di una tassonomia e di metodi di misurazione quantitativa Esg - afferma Se in una nota - sono solo i primi passi verso una più chiara classificazione del sistema". Il documento Methodology Overview, di 20 pagine, parte dalla considerazione che la confusione tra sostenibilità e responsabilità sociale rende "difficile un approccio scientifico". È necessario fare chiarezza, secondo Se, "per applicare al meglio gli orientamenti dell'Unione Europea, dell'Ocse, delle Nazioni Unite e, un domani, definire le regole per i business legati ai rating Esg".
Mentre la sostenibilità ha, infatti, una dimensione "sistemica" e un focus sugli interessi generali, la responsabilità sociale ha al centro l'impresa e, per l'agenzia, presenta "significativi limiti attuativi". Il principale, spiega Se, deriva dal fatto che le politiche Esg "vengono perseguite solo se si giustificano economicamente per l'ente". Inoltre "non sono comparabili attraverso criteri scientifici" e hanno metodologie di misurazione di cluster, non "adeguate ad elaborare rating di sostenibilità".
Standard Ethics pone domande su cosa dovrebbe essere un rating di sostenibilità e ritiene "sconsigliabile" la possibilità, ventilata da alcuni, che un'unica agenzia di rating possa emettere un rating di sostenibilità e - allo stesso tempo - anche consigliare gli investitori oppure emettere anche rating di credito. "I principi di prudenza - afferma - raccomandano di affrontare i conflitti di interesse e di separare i tipi di attività commerciali".
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