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Responsabilità editoriale di ASviS
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Le disuguaglianze erodono la fiducia nei sistemi politici ed economici, alimentano disordini civili, limitano la crescita economica e minano la nostra capacità collettiva di affrontare sfide globali complesse. Lo rileva il rapporto “Tackling inequality: an agenda for business action” pubblicato a maggio dalla Business commission to tackle inequality (Bcti), una coalizione intersettoriale e multilaterale che riunisce più di 60 leader del mondo degli affari, delle organizzazioni intergovernative, della società civile e del mondo accademico. Il documento, che fornisce un’analisi sul ruolo del settore privato nell'affrontare le disuguaglianze e le ragioni per cui le imprese devono agire con urgenza, riconosce la natura strutturale del problema e la minaccia che rappresenta per la nostra società ed economia.
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Il mondo di oggi è caratterizzato da forti disuguaglianze di reddito, ricchezza e benessere. Basti pensare che il 10% più ricco della popolazione porta a casa il 52% della retribuzione totale globale, mentre il 50% meno pagato ne riceve solo l'8,5%. Il 10% più ricco possiede più dei tre quarti di tutta la ricchezza, mentre il 50% più povero ne possiede solo il 2%. Nel mondo 160 milioni di bambini sono coinvolti in qualche forma di lavoro minorile; 49,6 milioni di persone vivono in situazioni di moderna schiavitù e il 76% delle mille aziende leader a livello globale non divulga dettagli sulla due diligence rispetto ai diritti umani.
"Il nostro attuale modello economico sta lasciando dietro di sé centinaia di milioni di persone"
Alan Jope, Ceo Unilever e copresidente Bcti
Una situazione che sta costringendo centinaia di milioni di persone a lottare per soddisfare i propri bisogni primari. Le disuguaglianze non sono un fatto naturale ma un prodotto dei nostri sistemi, che possiamo cambiare. Ridurre le disuguaglianze richiederà un'azione comune in tutti i settori della società e le imprese hanno un ruolo essenziale da svolgere. Si tratta di mitigare sia il rischio sistemico che aziendale, costruendo un mondo di opportunità in cui le aziende possano prosperare a lungo termine. Le misure per affrontare le disuguaglianze comporteranno costi oltre che benefici. Ma, continua il Rapporto, i costi delle azioni devono essere controbilanciati dai costi dell'inazione, prevedibilmente in aumento man mano che continueranno ad emergere le conseguenze delle disuguaglianze.
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Le aziende, sottolinea il report, hanno a disposizione potenti leve per contribuire a risolvere il problema. Ad esempio, Msc Crociere ha implementato nei requisiti contrattuali verso i fornitori un focus sui rischi emergenti correlati ai diritti umani del settore marittimo, promuovendo in modo proattivo la loro inclusione in contratti di servizio commerciale con i clienti e partner commerciali. Philip Morris International utilizza processi partecipativi per identificare le cause alla radice dei rischi associati ai diritti umani. L’azienda effettua valutazioni regolari e visita le aziende agricole con continuità, raccogliendo informazioni sulle comunità locali, sui loro costumi e atteggiamenti, ascoltando le prospettive e le esperienze degli agricoltori e delle loro famiglie.
L’Agenda per il futuro. La disuguaglianza, continua il Rapporto, mina la dignità umana e il progresso sociale. Influisce sulle prestazioni aziendali, limitando la produttività e l'innovazione, attenua la fiducia e la spesa dei consumatori, destabilizza le catene di approvvigionamento e aumenta l'incertezza nell'ambiente politico e normativo. In questo contesto, i membri della Bcti hanno dedicato gli ultimi 18 mesi a identificare gli strumenti più potenti che le imprese di tutti i settori hanno a disposizione per distribuire valore e opportunità in modo più equo e scongiurare i rischi che derivano dalla crescente disuguaglianza.
Il Rapporto individua una roadmap dettagliata, con sei macro aree di intervento e dieci azioni che le aziende possono intraprendere.
di Tommaso Tautonico
Responsabilità editoriale di ASviS
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