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Rigopiano, il fratello di una vittima: "Verità, no caccia alle streghe"

Cerimonia di commemorazione della tragedia a Chieti

 "Chiediamo verità ancor prima di giustizia perché la giustizia presuppone anche un prezzo alto e caro da pagare". A sottolinearlo Alessandro Di Michelangelo, fratello di Dino - il poliziotto di Chieti che a Rigopiano ha perso la vita insieme alla moglie Marina Serraiocco - nel corso di una cerimonia dinanzi al monumento dedicato alle vittime dell'hotel Rigopiano. Una composizione di fiori deposta dinanzi al monumento è stata donata dai poliziotti del Commissariato di Osimo, colleghi di Dino.

   Alla cerimonia, con la madre di Di Michelangelo, Loredana, e il fratello Alessandro, c'erano il prefetto Armando Forgione, il sindaco Diego Ferrara, il questore Annino Gargano, i comandanti provinciali di Carabinieri e Finanza, i colonnelli Alceo Greco e Serafino Fiore, gli amici di Dino, il musicista Giuseppe Pezzulo che ha accompagnato la cerimonia con le note del violino.

    "Noi abbiamo già pagato tanto - spiega Alessandro Di Michelangelo - la vita ci è cambiata da quel 18 gennaio, ma vogliamo sapere prima come cittadini, abbiamo diritto di sapere, ma anche come familiari e successivamente anche come parti civili, cosa è accaduto quel giorno, ma anche i giorni successivi e i giorni precedenti all'evento, perché è tutto legato. La ricerca della giustizia non significa caccia alle streghe, noi non la vogliamo perché il dolore è già tanto, aumenteremmo solo il dolore, ma vogliamo sapere solo quello che è successo".
    "Io come fratello e come parte civile - prosegue - ho sposato in pieno anche con la mia famiglia le tesi della Procura della Repubblica, perché le ho ritenute da subito un lavoro eccellente, perché è stato un lavoro difficile, in un ambiente difficile, ma nonostante tutto l'impegno degli inquirenti e anche della magistratura è stato tale da poter arrivare a un castello accusatorio che secondo me è inattaccabile. Il fatto che oggi i genitori del procuratore capo Bellelli siano venuti qui, è un fatto che ci riempie ancora di più di gioia, anche perché è la vicinanza di un quartiere dove siamo nati e cresciuti, dove è cresciuto anche il procuratore e quindi è una vicinanza doppia, è stata una vicinanza familiare, della città di Chieti".
    "Per quanto riguarda l'esito delle indagini - conclude Di Michelangelo - sono stato da sempre fiducioso e dalla parte delle istituzioni, è necessario avere fiducia in un apparato dello Stato che sicuramente funzionerà e sta facendo di tutto per far funzionare le cose che devono andare come dovevano andare all'epoca e purtroppo non sono andate". 
   

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