"Alla banca Popolare di Bari c'è una
gestione del personale letteralmente indecente. Ho personalmente
riscontrato una situazione scandalosa da ricondurre alla
responsabilità di un paio di dirigenti senza attributi né
capacità, che si fanno comandare da piccoli personaggi legati
alla politica, come avveniva alla Cassa di risparmio di Chieti,
dove l'autista del direttore generale era il vero padrone della
banca, come testimoniato anche da articoli e libri di autorevoli
giornalisti. A Chieti l'autista del direttore generale imponeva
trasferimenti e promozioni, incidendo sulle scelte strategiche
della banca come hanno anche evidenziato le ispezioni della
Banca d'Italia. Alla Popolare di Bari, alle spalle dei
commissari, che stanno cercando di salvare il salvabile, c'è chi
si muove nell'ombra per ricreare quelle condizioni clientelari e
quel sistema di rapporti perniciosi del quale hanno fatto le
spese, con danni non indifferenti, lavoratrici e lavoratori in
possesso di requisiti normativi, come quelli legati alla "legge
104", o in precarie situazioni familiari o la stragrande
maggioranza del personale che opera quotidianamente in assoluta
lealtà e buona fede. A questo punto, sarei davvero lieto se,
durante il processo per i recenti scandali, si facesse realmente
luce su ciò che è accaduto in tutti questi anni e su quanti
hanno approfittato del sistema Popolare di Bari, dentro e fuori
la banca, ricevendo ogni tipo di privilegio. Le organizzazioni
sindacali stanno negoziando un piano industriale che
quotidianamente viene però destabilizzato da voci e da
pettegolezzi con il solo obiettivo di far saltare il tavolo e
porre in liquidazione la banca, distruggendo così migliaia di
posti di lavoro». Lo dichiara il segretario generale della Fabi,
Lando Maria Sileoni, in una nota.
AL-COM/
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